Quarto Brahmana - Sapere

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Quarto Brahmana

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Brhadaranyaka Upanisad
Secondo Adhyaya
 

Quarto Brahmana

1. Il saggio Yajnavalkya disse alla moglie Maitreyi "Io sto per abbandonare questo luogo e voglio quindi regolare gli interessi tra te e Katyayani".
2.Domandò allora Maitreyi: "Posto che, o signore, io ereditassi tutta questa terra piena di ricchezze, sarei perciò immortale?" Rispose Yajnavalkya: "No, la tua vita sarebbe come quella di chi possiede abbondanza di cose, ma non si può sperare l'immortalità nella ricchezza"
3. Disse allora Maitreyi "che cosa farei delle ricchezze se non possono rendermi immortale? Mettimi piuttosto a parte di tutto ciò che sai, mio signore".
4. Yajnavalkya rispose: "Tu sei stata la mia diletta e perciò mi dici cose amabili. Vieni a sederti qui e io ti spiegherò ogni cosa. Ascoltami con attenzione.
5. E quindi così parlò Yajnavalkya: "Non per amore del marito è caro il marito, ma per amore dell'Atman il marito è caro. Non per amore della moglie la moglie è cara, ma per amore dell'Atman la moglie è cara. Non per amore dei figli i figli sono cari , ma per amore dell'Atman i figli sono cari. Non per amore della ricchezza amiamo la ricchezza, ma per amore dell'Atman amiamo la ricchezza.
Non per amore della condizione di brahmano amiamo la condizione di brahmano, ma per amore dell'Atman consideriamo amabile la condizione di brahmano, e così quella del guerriero. Non per amore di questo mondo ci è caro questo mondo, ma per amore dell'Atman si ha amore verso il mondo. Non per amore degli Dei veneriamo gli Dei, ma per amore dell'Atman abbiamo fede negli Dei. Non per amore delle creature abbiamo a cuore le creature, ma per amore dell'Atman amiamo le creature. Di fatto nulla in questo universo è amabile e amato per esso stesso, ma perché si ama il Sé, ogni cosa di questo universo ci è cara. E' il sé, mia cara Maitreyi, ciò che deve essere realizzato, vedendo, ascoltando, comprendendo, meditando il Sé. In verità chi avrà veduto, ascoltato, inteso, meditato l'Atman, realizzando il Sé, avrà conosciuto ogni cosa.
6. Chi crede che la dignità di brahmano derivi da cosa diversa dall'Atman, sarà abbandonato dalla casta dei brahmani; chi crede che la dignità del guerriero derivi da cosa diversa dall'Atman, sarà abbandonato dalla casta dei guerrieri; chi crede che il mondo derivi da cosa diversa dall'Atman, sarà privato dalla gioia del mondo; chi crede che gli Dei derivino da cosa diversa dall'Atman, sarà abbandonato dagli Dei; chi crede che le creature derivino da cosa diversa dall'Atman, sarà abbandonato dalle creature; tutto questo universo rigetta chi crede che sia altro dal Sé. L'Atman è questi brahmana, questi guerrieri, questo mondo, gli Dei, le creature, tutto.
7. Così come quando si suona un tamburo, non si distinguono i singoli suoni, ma si ascolta la musica d'insieme.
8. Così come quando si soffia in una conchiglia, non si odono le singole note, ma il suono che ne proviene.
9. Così come del suono del liuto non si può afferrare le singole note, ma si ascolta la melodia che vi si compone.
10. Così come fumo di vari colori si sprigiona dal fuoco della legna umida, così, mia amata Maitreyi, così emanano da Quello il Rgveda, lo Yajurveda, il Samaveda, l'Atharvaveda, la storia, la mitologia, le arti, le Upanisad, i versi, i commenti, gli aforismi, le teologie e tutte le forme di conoscenza come ci sono pervenute. Tutte sono il respiro stesso del Sé.
11. Come l'oceano è il principio e la fine di tutte le acque, la pelle di ogni sensazione tattile, il naso di tutti gli odori, la lingua di tutti i sapori; come l'occhio è l'origine e la meta di ogni colore, l'orecchio lo è di ogni suono, la mente è l'origine e la meta di ogni pensiero, l'intelletto lo è di ogni conoscenza; come le mani sono origine e fine di ogni azione, i genitali lo sono di ogni forma di godimento, l'ano di ogni sorta di escrezione, i piedi sono origine e scopo di ogni moto, così la parola è il ricettacolo di ogni sapere e di tutti i Veda.
12. Come un pezzo di sale gettato nell'acqua in essa si dissolve e non sarà possibile riaverlo, ma l'acqua ne resta salata ovunque la si attinga, così, mia cara, questa immensa, infinita Realtà non è altro che Pura Intelligenza. Essa si manifesta attraverso questi elementi nella separatezza, e nuovamente si ridissolve entro di essi. Dopo aver conosciuto tale unità non vi è più coscienza (dell'individuo o di altro). Così parlò Yajnavalkya.
13. Disse allora Maitreyi: "Queste parole mi turbano la mia mente. Che quindi non vi sia coscienza quando la mente individuale si dissolve nel Sé". Rispose Yajnavalkya: "Nulla di quanto ho detto deve confonderti, mia cara, ma serva invece a comprendere.
14. Poiché quando vi è dualità (tra soggetto conoscente e oggetto conosciuto) l'uno vede l'altro, lo fiuta, lo sente, gli parla, lo comprende, lo riconosce. Ma quando al conoscitore del Brahman tutto si è risolto nel Sé, chi potrebbe vedere, fiutare, udire e come, chi potrebbe parlare, pensare e conoscere e come? Come si può conoscere Quello per il quale ogni cosa è conosciuta? Come si può conoscere il Conoscitore?
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