Capitolo 10°
Epica > Enki > Il Libro Perduto > 3° Tavoletta
Zecharia Sitchin
Il Libro perduto del Dio Enki
Le Parole di Enki
Terza Tavoletta
Capitolo 10°
Questo è ora il racconto del viaggio al Settimo Pianeta (666), e di come ebbe inizio la leggenda del Dio Pesce (1102a) che emerse dalle acque.
Con cuore greve Ea (1030) entrò nel carro, impartì l'ordine di decollare. Al posto del comandante era seduto Anzu (1150) e non Ea (1030); Anzu (1150), non Ea (1030), era il comandante del carro. Il suo nome significava Colui Che Conosce i Cieli (1150); era stato appositamente scelto per questo compito. Era un principe fra i principi, i suoi antenati erano di seme reale. Guidava con destrezza il Carro Celeste (1094); lo sollevò con possenza dal suolo di Nibiru (800), lo condusse verso il Sole (650) distante. Il carro percorse dieci leghe (679), cento leghe (679), mille leghe (679).
Il piccolo Gaga (816) uscì per salutarli, estese il benvenuto agli eroi. Indicò la via che portava fino ad Antu (812a), di colore blu; Antu (812a), la bella ammaliatrice. Anzu (1150) fu affascinato da quella visione. Scandagliamo le acque! Così suggerì Anzu (1150). Ea (1030) impartì l'ordine di proseguire senza fermarsi; è un pianeta dal quale non c'è più ritorno. Così dichiarò con fermezza.
Il carro continuò verso il celeste An (812), il terzo contando i pianeti. An (812) giaceva su un fianco, la schiera di satelliti gli turbinava intorno. I raggi del Verificatore (1103) rivelavano la presenza di acqua; indicavano ad Ea (1030) la possibilità di effettuare una sosta, se necessario. Ea (1030) ordinò di continuare il viaggio verso Anshar (815a), era diretto verso il principe supremo dei cieli. Ben presto avvertirono la forza della rete di attrazione di Anshar (815a), con reverenziale timore ne ammirarono gli anelli colorati.
Anzu (1150) guidò il carro con destrezza, con perizia evitò i pericoli di collisione. Il prossimo incontro sul loro cammino era con la gigantesca Kishar (815aa), suprema fra i pianeti con terraferma. La forza della sua rete era opprimente; con grande abilità Anzu (1150) deviò la traiettoria del carro. Con furia Kishar (815aa) lanciava lampi divini al carro, scagliava la sua schiera contro gli ospiti indesiderati. Lentamente Kishar (815aa) si allontanò, perché il carro potesse andare incontro al suo prossimo nemico.
Era in agguato dietro il Quinto Pianeta (815aa) del Bracciale Martellato (817)! Ea (1030) comandò di far rombare il carro, ordinò di preparare Ciò Che Getta l'Acqua (1068). Il carro si dirigeva verso una schiera di numerosi massi rotanti. Ciascuno di essi, come un sasso di fionda, mirava con ferocia al carro. Ea (1030) dette il comando e, con la forza di mille eroi, venne scagliata la corrente d'acqua! Uno alla volta i massi si facevano da parte: aprivano un varco per lasciar passare il carro! Ma mentre un masso si spostava, un altro attaccava al suo posto. Erano così numerosi che se ne perdeva il conto, una schiera che cercava vendetta per lo smembramento di Tiamat (650a)!
E altre correnti d'acqua continuarono a essere scagliate contro la schiera di massi. E i massi continuarono a farsi da parte, aprendo così un varco per lasciar passare il carro. E poi, alla fine, il percorso fu sgombro; indenne il carro poté proseguire il suo viaggio! Esultarono gli eroi; ancor più grande fu la loro gioia allorché riuscirono a scorgere il Sole (650). Fra il giubilo generale Anzu (1150) lanciò l'allarme: per sgombrare il percorso dai massi, si era consumata troppa acqua. Le acque per alimentare le Pietre Fiammeggianti (1097) del carro non erano sufficienti per completare il viaggio! Nelle profondità tenebrose riuscivano a scorgere il Sesto Pianeta (660), rifletteva i raggi del Sole (650). C'è acqua su Lahmu (660), sosteneva Ea (1030). Riesci a farvi discendere il carro? Così chiese ad Anzu (1150). Anzu (1150) con destrezza fece rotta verso Lahmu (660); raggiunto il dio celeste (660), vi fece orbitare intorno il carro.
La rete del pianeta non è grande, la sua presa è facile da gestire. Così diceva Anzu (1150). Lahmu (660) era bello da guardare, era di diversi colori; il suo copricapo era bianco come la neve, così pure i suoi sandali. Al centro era rossastro, nel mezzo laghi e fiumi scintillavano! Abilmente Anzu (1150) rallentò la corsa del carro, dolcemente discese sulle rive di un lago. Ea (1030) e Anzu (1150) indossarono gli Elmetti d'Aquila (1101), misero il piede sulla terraferma.
Gli eroi ordinarono a Ciò Che Risucchia le Acque (1069) di riempire le viscere del carro con le acque del lago. Mentre il carro si riempiva d'acqua, Ea (1030) e Anzu (1150) esplorarono i dintorni. Con il Verificatore (1103) e il Campionatore (1104) controllarono le cose importanti: le acque erano buone da bere, ma l'aria non era sufficiente. Tutte queste cose vennero riportate negli annali (903) del carro, venne motivata la necessità di compiere una deviazione. Ripreso vigore, il carro si sollevò, accomiatandosi dal benevolo Lahmu (660).
Più avanti il Settimo Pianeta (666) compiva la sua orbita; la Terra (666), con la sua compagna (941), invitava il carro! Anzu (1150), ammutolito, era seduto al posto di comando ; anche Ea (1030) era in silenzio. Davanti a loro si stagliava la loro destinazione, nel suo oro era racchiuso il destino di Nibiru (800): la sua salvezza o la sua condanna.
Così Anzu (1150) disse a Ea (1030). Compì dei circuiti lenti attorno alla Luna (941), compagna della Terra (666)!
Così Ea (1030) suggerì ad Anzu (1150). Compirono circuiti intorno alla Luna (941); essa giaceva prostrata e segnata dalle cicatrici che la vincente Nibiru (800) le aveva inferto nella Battaglia Celeste (641).
Ora che il carro aveva rallentato la sua corsa, Anzu (1150) lo diresse verso il Settimo Pianeta (666). Fece orbitare il carro una volta, due volte attorno alla Terra (666), lo fece scendere sempre più vicino alla terraferma. Due terzi del pianeta (666) erano di colore bianco come la neve; il suo centro era di colore scuro.
Riuscivano a scorgere i suoi oceani, riuscivano a scorgere le Terre Ferme; cercavano il segnale luminoso di Alalu (820). Laddove l'oceano si congiungeva alla terra asciutta, laddove quattro fiumi erano ingoiati dalle paludi, il segnale di Alalu (820) era irradiato.
Ma il carro è troppo grande e pesante per le paludi! Anzu (1150) così esclamò. La rete di attrazione della Terra (56a) è troppo forte per discendere sulla terra asciutta! Così Anzu (1150) annunciò a Ea (1030). Ammara ! Ammara nelle acque dell'oceano! Così Ea (1030) urlò ad Anzu (1150). Anzu (1150) compì ancora un altro circuito intorno al pianeta (666); con molta attenzione fece discendere il carro verso il limite dell'oceano.
Anzu (1150) diresse il carro verso il posto esatto galleggiando, come una barca si muoveva sulle acque. Ben presto l'infinito oceano si restrinse; su entrambi i lati, come un guardiano, apparve la terra asciutta.
Sulla sponda sinistra, si ergevano colline dal color brunito, su quella destra, si ergevano montagne svettanti verso il cielo. Il carro si dirigeva verso il luogo di dimora di Alalu (820), sulle acque fluttuava come una barca. La terra asciutta era sempre più inondata dalle acque, al posto dell'oceano vi erano paludi. Anzu (1150) impartì ordini agli eroi, comandò loro di indossare gli Abiti da Pesce (1102).
Solo allora venne aperto un portello del carro, gli eroi discesero nelle paludi. Attaccarono forti corde al carro, con le corde trainavano il carro. Le parole irradiate da Alalu (820) diventarono più imperiose. Affrettatevi! Affrettatevi! Così esortava. All'estremità delle paludi qualcosa attirò il loro sguardo: scintillante ai raggi del Sole (650), risplendeva un carro di Nibiru (800); era il Carro Celeste (1094) di Alalu (820)!
Gli eroi affrettarono il passo, si affrettarono verso il Carro (1094) di Alalu (820). Impaziente , Ea (1030) indossò l'abito da Pesce (1102); nel petto il cuore gli batteva forte. Balzò nella palude, diresse i suoi passi veloci verso il suo margine. Le paludi erano ricolme di acqua, erano più profonde di quanto non si aspettasse. Il passo si trasformò in nuoto, avanzò con audaci bracciate. Quando si avvicinò alla terra asciutta, scorse prati verdi. Poi i suoi piedi toccarono terra; allora si alzò e proseguì camminando.
Ritto davanti a sé scorgeva Alalu (820), che agitava le mani in segno di saluto. Uscendo dalle acque (1102a) Ea (1030) mise piede sulla sponda: era proprio sulla bruna terra! Alalu (820) corse verso di lui; abbracciò forte il figlio acquisito in virtù del matrimonio. Ben arrivato su di un altro pianeta!