Capitolo 1°
Epica > Enki > Il Libro Perduto > 1° Tavoletta
Zecharia Sitchin
Il Libro perduto del Dio Enki
Le Parole di Enki
SINOSSI DELLA PRIMA TAVOLETTA
- Lamentazione per la desolazione di Sumer
- Come gli dèi abbandonarono le loro città allo scoppio della nube nucleare
- Le discussioni del Consiglio degli Dei
- La decisione fatale di liberare le Armi del Terrore
- L'origine degli dèi e le spaventose armi su Nibiru
- Le guerre nord-sud di Nibiru,
- l'unificazione e le regole dinastiche
- II posto di Nibiru nel sistema solare
- L'atmosfera sempre più rarefatta causa i cambiamenti climatici
- Fallimento della ricerca dell'oro necessario per proteggere l'atmosfera
- Alalu, l'usurpatore, usa le armi nucleari per risvegliare i gas vulcanici
- Anu, l'erede dinastico, depone Alalu
- Alalu s'impossessa della navicella spaziale e fugge da Nibiru
Prima Tavoletta
Capitolo 1°
Così ha parlato Enki (1030), Signore della Terra, Figlio Primogenito di Anu (1020), che regna su Nibiru (800).
Con spirito straziato elevo il mio grido di dolore; gemiti amari riempiono il mio cuore. Come è desolata la Terra (666), con i suoi abitanti in balia del Vento del Male (1061), abbandonate le stalle e ormai vuoti gli ovili. Come sono desolate le città, gli abitanti ammucchiati come cadaveri, annientati dal Vento del Male (1061). Come sono desolati i campi, la vegetazione appassita, sferzata dal Vento del Male (1061). Come sono desolati i fiumi, privi ormai di ogni forma di vita, le acque un tempo pure e cristalline tramutate in veleno. Del suo popolo dalla testa nera (1075bb), Sumer (1311) è ormai svuotata, è svanita ogni forma di vita. Dei suoi armenti e greggi, Sumer (1311) è ormai svuotata, tace il rumore del latte sbattuto nella zangola. Nelle sue città maestose, solo il vento ulula; vi è solo odore di morte. I templi, le cui volte svettavano nell'alto dei cieli, dagli dei sono stati abbandonati.
Nessun Signore o Re qui più comanda; scettro e tiara qui non regnano più. Sulle rive dei suoi due grandi fiumi, un tempo rigogliose di vita, crescono solo erbacce. Nessuno percorre più le sue strade, nessuno si avventura più in cammino; la fiorente Sumer (1311) è come un deserto abbandonato. Come è desolata la Terra (666), un tempo patria di dei e di uomini!
Su quella Terra (666) una Calamità (64c) si è abbattuta, fino a quel giorno all'uomo ignota. Una Calamità (64c) mai prima vissuta dall'umanità, la cui forza non può essere frenata. Su tutte le terre, da occidente a oriente, la mano del terrore foriera di distruzione si è posata. Gli dei, nei loro regni, si sono rivelati impotenti, alla stregua degli uomini!
II Vento del Male (1061), generato da una tempesta in una pianura lontana, nel suo cammino una Grande Calamità (64c) ha trascinato. Un vento latore di morte, nato in occidente verso oriente si è diretto, il suo percorso deciso dal Fato (1054). Una tempesta che come il diluvio tutto divora, per la forza del vento e non delle acque tutto distrugge; per l'aria avvelenata e non per la violenza delle onde tutto fagocita.
Dal Fato (1054), non dal Destino (1055), è stata generata; dal potente Consiglio degli Dei (1025) la Grande Calamità (64c) è stata decretata. Da Enlil (1040) e Ninharsag (1050) è stata permessa; solo io perché avesse fine implorai. Giorno e notte per non accettare il decreto dei Cieli mi battei, ma invano! Allora Ninurta (1041a), figlio guerriero di Enlil (1040), e Nergal (1031c), figlio del mio stesso sangue, liberarono armi avvelenate nella grande pianura.
Che il Vento del Male (1061) sarebbe seguito ai bagliori, non lo sapevamo! Ora essi piangono agonizzanti. Che la tempesta portatrice di morte, nata in occidente, si sarebbe diretta verso oriente, chi avrebbe potuto predirlo! Ora gli dèi si disperano. Nelle loro città sacre, gli dèi rimasero attoniti, mentre il Vento del Male (1061) verso Sumer (1311) soffiava.
Uno dopo l'altro gli dèi abbandonarono le loro città, i loro templi lasciarono in balia della furia del vento. Nella mia città Eridu (1080), mentre la nube velenosa si avvicinava, nulla potei fare per fermarla. Fuggite nella steppa sconfinata! Così ordinai al mio popolo; con Ninki (1030a), la mia sposa, la città abbandonai. Nella sua città Nippur (1090), Luogo del Legame Cielo-Terra (1090), Enlil (1040) non poté fare niente per fermarla. Il Vento del Male (1061) soffiava ululando contro Nippur (1090). Nella sua Barca Celeste (1094a), Enlil (1040) e la sua sposa salparono in tutta fretta.
A Ur (1081ae), città del regno di Sumer (1311), Nannar (1041b) supplicò il padre Enlil (1040) di aiutarlo. Sul luogo del tempio che si eleva in sette scalini verso il cielo, Nannar (1041b) rifiutò di dirigere la mano del Fato (1054). Padre mio che mi hai generato, Signore degli Dei (1040) che a Ur (1081ae) la sovranità avevi concesso, allontana il Vento del Male (1061)! Così Nannar (1041b) implorava. Signore degli Dèi (1040) che decidi il Fato (1054), fa che Ur (1081ae) e la sua gente si salvino, perché le tue lodi possano continuare! Così Nannar (1041b) invocava.
Enlil (1040) rispose a suo figlio Nannar (1041b): Mio nobile figlio, alla tua mirabile città fu sì concesso il regno, ma non quello eterno. Prendi la tua sposa Ningal (1041ba), fuggi dalla città! Perfino io che decido il Fato [link:85](1054)[/link:85], non ne posso mutare il Destino (1055)! Così parlò mio fratello Enlil (1040); ahimè, ahimè, non era un Destino (1055)! Mai, dall'epoca del Diluvio (64b), calamità così grande aveva colpito gli dèi e i Terrestri (1075a); ahimè, non era un Destino (1055)! Il Grande Diluvio (64b) era destino che accadesse; la Grande Calamità (64c) della tempesta portatrice di morte non lo era. Dalla violazione di un voto, da una decisione del Consiglio (1025) fu causata, dalle Armi del Terrore (1060) fu creata.
Da una decisione, non dal Destino (1055) le armi avvelenate furono liberate; con premeditazione fu tirata la sorte. Contro Marduk (1031a), mio Figlio Primogenito, i due figli diressero la distruzione; nei loro cuori covava la vendetta. Marduk (1031a) non avrà il predominio! Così gridava il Figlio Primogenito (1041a) di Enlil (1040). A lui opporrò resistenza con le armi! Così diceva Ninurta (1041a). Ha riunito tutti in un grande esercito per dichiarare Babili (1120) ombelico della Terra! Così gridava Nergal (1031c), fratello di Marduk (1031a). Nel Consiglio degli Dei Supremi (1025), parole traboccanti di astio velenoso furono pronunciate. Giorno e notte alzai la mia voce in dissenso; consigliai la pace, deplorai la fretta. Per la seconda volta hanno innalzato la sua immagine celeste; perché continua l'opposizione? Così chiesi in tono supplicante. Sono stati controllati tutti gli strumenti? Nei cieli non era forse tempo dell'Era di Marduk (1110)? Così indagai ancora una volta. Ningishzidda (1031d), figlio del mio stesso sangue, citò altri segni celesti. Sapevo che, in cuor suo, non poteva perdonare l'ingiustizia inflittagli da Marduk (1031a). Nannar (1041b), nato da Enlil (1040) sulla Terra (666), era anch'egli inesorabile.
Marduk (1031a) ha fatto del mio tempio nella città del nord la sua dimora! Così egli disse. Ishkur (1041c), ultimogenito di Enlil (1040) , invocava una punizione; nelle mie terre ha fatto prostituire le genti dietro di lui! Così egli affermò. Utu (1042ba) , figlio di Nannar (1041b) , diresse la sua collera verso Nabu (1031ab) , figlio di Marduk (1031a): ha tentato di impadronirsi del Luogo dei Carri Celesti (1095)! Inanna (1042bb) , gemella di Utu (1042ba), era la più furibonda; ancora invocava la punizione di Marduk (1031a) per l'uccisione del suo amato Dumuzi (1031e). Ninharsag (1050), madre degli dèi e degli uomini, il suo sguardo diresse altrove. Perché Marduk (1031a) non è qui? Si limitò a chiedere.
Gibil (1031b), mio figlio, rispose con profonda mestizia: Marduk (1031a) ha ormai smesso di supplicare; ormai come segno celeste rivendica la sua supremazia! Solo con le armi Marduk (1031a) potrà essere fermato! Così gridò Ninurta (1041a), primogenito di Enlil (1040). Utu (1042ba) si preoccupava di proteggere il Luogo dei Carri Celesti (1095): Non deve cadere nelle mani di Marduk (1031a)! Così disse Nergal (1031c), Dio del Dominio Inferiore (1031c), così rivendicava con ferocia: Che le vecchie Armi del Terrore (1060) siano usate per cancellare tutto! Incredulo guardai mio figlio: Le Armi del Terrore (1060) sono dunque approntate per una guerra tra fratelli di sangue! Invece di consenso, ci fu silenzio.
Nel silenzio Enlil (1040) così parlò: Che punizione ci sia; che i malvagi possano diventare come uccelli senza ali. Marduk (1031a) e Nabu (1031ab) ci stanno privando della discendenza; che essi siano privati del Luogo dei Carri Celesti (1095)! Che il luogo possa bruciare nell'oblio! Così Ninurta (1041a) invocò. Che io possa essere Colui Che Brucia (1041a)! Eccitato, Nergal (1031c) si alzò e gridò: Che anche le città dei malvagi siano sollevate. Che io possa cancellare le città peccatrici, che il mio nome, d'ora in poi, possa essere Colui Che Stermina (1031c)!
I Terrestri (1075a), da noi creati, non devono essere colpiti; i giusti con i peccatori non devono perire! Così affermai strenuamente. Ninharsag (1050), mia aiutante nella creazione, era d'accordo: la questione deve essere risolta solo fra gli dèi, la gente non deve soffrire. Anu (1020), dalla sua dimora celeste, seguiva con molta attenzione le discussioni. Anu (1020), che decide i fati, fece sentire la sua voce dalla sua dimora celeste: Che questa volta le Armi del Terrore (1060) siano pure usate, che il Luogo delle Navicelle Spaziali (1095) sia cancellato, che la gente sia risparmiata. Che Ninurta (1041a) sia Colui Che Brucia (1041a), che Nergal (1031c) sia Colui Che Stermina (1031c)! Così Enlil (1040) annunciò la sua decisione. Rivelerò loro un segreto degli dèi; a loro svelerò il nascondiglio delle Armi del Terrore (1060).
Enlil (1040) convocò nella sua camera segreta i due figli, uno mio, uno suo. Nergal (1031c), mentre mi passava accanto, da me distolse lo sguardo. Ahimè! Gemetti senza profferire verbo: un fratello che lotta contro il proprio fratello! I Tempi Remoti (901) sono dunque destinati a ripetersi? Enlil (1040) stava rivelando loro un segreto dai Tempi Antichi (902), stava mettendo nelle loro mani le Armi del Terrore (1060)! Rivestite di terrore, vengono liberate in tutto il loro fulgore; tutto quello che toccano diventa polvere. Avevano giurato di non usarle per una guerra fratricida sulla Terra (666), di non colpire alcuna regione. Ora il giuramento è stato infranto, come un vaso rotto in mille pezzi.
I due figli, al colmo della gioia, uscirono a passo svelto dalla camera di Enlil (1040), dirigendosi verso le armi. Gli altri dèi tornarono alle loro città; nessuno aveva presentimento della calamità che l'avrebbe colpito.