101° Capitolo - Sapere

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101° Capitolo

Premesse > La Dottrina degli Spiriti > _D_ > Legge di Lavoro

di Allan Kardec
Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec

LEGGE DI LAVORO
101°Capitolo

Necessità del Lavoro

La necessità del lavoro è una legge di natura?
Il lavoro è una legge di natura appunto perché è una necessità e la civiltà obbliga l’uomo a lavorare di più perché ne accresce i bisogni e gli agi.

Per lavoro si devono intendere le sole occupazioni materiali?
No: lo Spirito lavora quanto il corpo. Lavoro è qualunque occupazione utile.

Perché fu imposto all’uomo il lavoro?
Perché conseguenza della sua natura corporea: è una espiazione, e in pari tempo un mezzo di perfezionare la sua intelligenza. Senza di esso, l’uomo rimarrebbe nell’infanzia intellettuale: giova perciò, che egli debba il suo nutrimento, la sua sicurezza e il suo benessere al proprio lavoro e alla propria attività. A colui che è troppo debole di corpo, Iddio ha dato, per supplirvi, la forza dell’intelletto; ma anche questo è un lavoro.

Perché dunque gli animali non lavorano, e ai loro bisogni provvede la natura?
Tutto lavora nella natura. Gli animali lavorano al pari di voi; ma il loro lavoro, come l’intelligenza, è limitato alla cura della propria conservazione: ecco perché in loro non produce il progresso, mentre negli uomini ha un duplice fine: la conservazione del corpo e lo sviluppo del pensiero che è anche esso un bisogno. Nel dire che gli animali fanno un lavoro limitato alla cura della propria conservazione, alludo allo scopo che riescono ad ottenere lavorando; ma poi, a loro insaputa, e mentre provvedono ai bisogni materiali, secondano anch’essi i disegni del Creatore, e il loro lavoro concorre non meno del vostro all’intento finale della natura, benché spessissime volte non ne scopriate il risultato immediato.

E’ l’uomo soggetto alla medesima necessità di lavoro anche nei mondi più perfetti del nostro?
La qualità del lavoro è relativa a quella dei bisogni: dove sono meno materiali i bisogni, è meno materiale anche il lavoro; ma non crediate per questo che l’uomo resti inerte ed inutile: l’ozio sarebbe un supplizio piuttosto che un premio.

L’uomo che ha beni di fortuna sufficienti ad assicurargli la sussistenza, è esente dalla legge del lavoro?
Può esserlo da quella del lavoro materiale, ma non dall’obbligo di rendersi utile secondo le sue forze e di perfezionare se stesso ed altri, il che è ugualmente lavoro. Se l’uomo al quale Dio ha elargito beni di fortuna che bastino ad assicurarne la sussistenza, non è costretto a nutrirsi col sudore della sua fronte, è tanto più in dovere di adoperarsi a vantaggio dei suoi simili, poiché il suo comodo stato gli dà più agio di fare il bene.

Non esistono uomini, che sono assolutamente inetti a qualunque lavoro, e dei quali è inutile l’esistenza?
Iddio giustissimo non condanna se non colui che vegeta in volontaria inutilità, perché vive a spese dell’altrui lavoro. Ma egli vuole che ciascuno si renda utile in proporzione delle proprie forze.

La legge di natura impone ai figli l’obbligo di lavorare per i genitori?
Così come impone ai genitori quello di lavorare per i figli. Dio fece che l’amore filiale e l’amore paterno fossero sentimenti naturali, affinché, per l’affetto reciproco, i membri di una stessa famiglia si sentissero portati ad aiutarsi scambievolmente; ma questa legge di reciproco aiuto è troppo spesso trascurata dalla vostra presente società.
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