102° Capitolo
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Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec
LEGGE DI LAVORO
102°Capitolo
Limite del Lavoro. Riposo
Il riposo, che è un bisogno dopo il lavoro, è anch’esso una legge di natura?
Senza dubbio: serve a risarcire le forze del corpo, ed è anche necessario alla mente perché abbia il tempo di istruirsi, e potersi elevare al di sopra della materia.
Quali sono i limiti del lavoro?
Quelli delle forze; del resto Dio lascia all’uomo la sua libertà.
Come va giudicato chi abusa della propria autorità per imporre ai suoi dipendenti un eccesso di lavoro?
E’ una pessima azione. Chiunque ha l’autorità di comandare, è responsabile dell’eccesso di lavoro imposto ai suoi inferiori, poiché, così facendo, trasgredisce la legge di Dio.
Ha l’uomo diritto al riposo nella sua vecchiaia?
Sì, perché l’obbligo del lavoro è relativo alle forze.
A chi spetta di soccorrere il vecchio, che ha bisogno di lavorare per vivere, ma non può?
Il forte deve lavorare per il debole; in mancanza di famiglia, la società deve farne le veci: questa è la legge di carità.
Kardec: Non basta dire all’uomo che deve lavorare; bisogna pure che chi si guadagna il pane con le proprie fatiche trovi da guadagnarselo. Quando la scarsezza di lavoro si fa generale, prende le proporzioni di un flagello, come la carestia. La scienza economica va cercando il rimedio nell’equilibrio fra la produzione ed il consumo; ma questo equilibrio, anche ammesso come possibile, avrà sempre delle intermittenze, e in questi intervalli l’operaio ha pur da vivere. Vi è un elemento, che non si è ancora fatto entrare abbastanza nel bilancio, e senza il quale la scienza economica non è che una teoria: l’educazione; non già l’educazione intellettiva, ma la morale, e non già l’educazione morale che si ottiene dai libri, ma quella che consiste nell’arte di formare i caratteri, quella che fa i costumi dei popoli, poiché l’educazione è l’insieme delle abitudini acquistate. Quando si pensi alla massa di individui gettati ogni giorno nel torrente della popolazione senza principi, senza freno, e abbandonati ai loro istinti; devono far meraviglia le sciagurate conseguenze che ne derivano? Quando quest’arte sarà riconosciuta, compresa e praticata l’uomo porterà nel mondo abitudini d’ordine e di previdenza per sé ed i suoi, e di rispetto per tutto ciò che è rispettabile, abitudini che gli permetteranno di superare meno penosamente gli inevitabili giorni di calamità. Il disordine e l’imprevidenza sono due piaghe, che solo un’educazione bene intesa può guarire: questo è il punto di partenza, l’elemento reale del benessere, il pegno della sicurezza generale.