65° Capitolo - Sapere

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65° Capitolo

Premesse > La Dottrina degli Spiriti > _B_ > Ritorno al corpo

di Allan Kardec
Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec

RITORNO ALLA VITA CORPOREA
65°Capitolo

Oblio del Passato

Perché lo Spirito, nell’incarnazione, perde la memoria del suo passato?
L’uomo non può, né deve saper tutto: così vuole Iddio nella sua sapienza. Senza il velo che gli copre certe cose, egli rimarrebbe abbagliato come chi passa immediatamente dalla oscurità alla luce. Per la dimenticanza del passato diventa più padrone di sé.

In qual modo può l’uomo essere tenuto a rispondere di azioni, e ad espiare falli di cui non ha memoria? In che maniera può approfittare dell’esperienza acquistata in esistenze delle quali non ha più coscienza? Si comprenderebbe che le tribolazioni della vita gli servissero di lezione, quando conoscesse perché gli furono inflitte; ma poiché accade il contrario, ogni esistenza è per lui come se fosse la prima, e quindi un continuo tornare da capo. Come conciliare una tal cosa con la giustizia di Dio?
Ad ogni nuova esistenza l’uomo intende di più, e sa meglio distinguere il bene ed il male. Dove sarebbe il merito se egli ricordasse tutto il passato? Allorché lo Spirito rientra nella sua vita normale (la spiritica), gli si svolge dinanzi tutto il suo passato: vede i falli commessi, che sono stati la causa del suo soffrire, e ciò che lo avrebbe potuto salvare dal commetterli e allora comprende la giustizia della sua condizione, e indaga in quale nuova esistenza potrebbe riparare ai mali della precedente. Scelte all’uopo prove analoghe a quelle malamente subite, o le lotte, che crede valevoli a spingerlo innanzi nel bene, chiede a Spiriti più di lui progrediti di aiutarlo in quel nuovo suo còmpito, poiché sa che lo Spirito che gli sarà dato per guida nella nuova esistenza, cercherà di fargli riparare gli errori commessi, dandogliene una specie d’intuizione, la quale consiste nella forza con la quale quasi istintivamente si resiste ai cattivi pensieri, ai desideri illeciti, che spesso vi assalgono, forza di resistenza che voi ordinariamente attribuite all’educazione ricevuta, mentre è l’effetto della voce della coscienza, cioè della ricordanza del passato, che vi avverte di non ricadere negli antichi falli. Ora lo Spirito, entrato nella nuova esistenza, se sopporta le prove con coraggio, e le supera, si eleva, e sale nella gerarchia.

Kardec: Se, nella nostra vita corporea, non ricordiamo precisamente ciò che siamo stati, e ciò che abbiamo fatto di bene o di male nelle esistenze anteriori, ne abbiamo l’intuizione e le nostre tendenze istintive sono reminiscenze del passato, a cui la coscienza, che è il proponimento fatto di non ricadere più negli stessi errori, ci avverte di resistere.

Nei mondi più progrediti di questo, dove non si hanno i nostri bisogni materiali e le nostre infermità, comprendono gli uomini che sono più felici di noi? In generale la felicità è relativa, e non si sente che in virtù del paragone con un altro stato meno lieto. Chissà quanti di quei globi, sebbene migliori del nostro, non sono tuttavia in stato di perfezione, e gli uomini che li abitano devono avere anch’essi i loro motivi di dispiacere. Così fra noi il ricco, benché non soggetto alle angosce dei bisogni materiali come il povero, non è tuttavia esente da altre tribolazioni, che gli amareggiano la vita. Ora dunque gli abitatori di quei mondi, nella loro condizione, si credono forse infelici quanto noi, e si lagnano della propria sorte, poiché non hanno memoria di una esistenza peggiore con cui paragonare il loro stato presente?
Occorre distinguere. Fra i mondi, di cui parlate, ce ne sono alcuni i cui abitanti hanno memoria chiara e precisa delle loro esistenze passate, e questi, come comprenderete, possono, e sanno apprezzare la felicità che hanno avuto in premio da Dio; ma ce ne sono anche altri i cui abitatori, quantunque, come dite, si trovino in migliori condizioni di voi, sono ancora sottoposti a contrarietà ed a sventure, e questi non apprezzano degnamente la propria felicità, perché non hanno la memoria di uno stato peggiore.

Kardec: L’oblio delle esistenze passate, specialmente se dolorose, è inestimabile beneficio della sapienza e della bontà di Dio. Solo nei mondi superiori, quando il ricordarle non è più che un brutto sogno, esse si riaffacciano alla memoria, poiché nei mondi superiori le attuali avversità sarebbero troppo aggravate dal ricordo di tutte quelle già sofferte. Ne deriva quindi che è ben fatto ciò che ha fatto Iddio, e che non spetta a noi giudicarne le opere e insegnarli come avrebbe dovuto regolare l’universo.
La memoria di quello che fummo nelle esistenze anteriori, avrebbe inconvenienti gravissimi: in alcuni casi potrebbe umiliarci assai; in altri invece renderci orgogliosi, e così influenzare il nostro libero arbitrio. Iddio ci ha dato, per migliorarci, i due mezzi necessari e sufficienti, che sono la voce della coscienza e le tendenze istintive; ma ci ha tolto quello che ci potrebbe nuocere. Si aggiunga inoltre che, se serbassimo memoria delle nostre azioni precedenti, avremmo anche quella delle azioni altrui, il che potrebbe riuscire oltremodo pregiudizievole ai rapporti sociali. Questo concorda perfettamente con la dottrina degli Spiriti sui mondi superiori al nostro. In essi, poiché non vi regna che il bene, la memoria del passato non può tornare dannosa: ecco perché vi si ricordano le precedenti esistenze, nella stessa guisa che noi rammentiamo quanto abbiamo fatto il giorno innanzi. Il ricordo poi delle esistenze passate nei mondi inferiori allora non è altro che un cattivo sogno.

Possiamo avere qualche rivelazione sulle nostre esistenze passate?
Rarissimamente. Tuttavia, parecchi hanno una vaga intuizione di ciò che erano, e di ciò che hanno fatto in precedenti esistenze.

Alcuni credono di avere del proprio passato una cotal vaga ricordanza come l’immagine fuggitiva di un sogno, che invano si cerca di afferrare. E’ realtà od illusione?
Qualche volta realtà, ma spessissimo illusione, da cui bisogna guardarsi, poiché può essere effetto di immaginazione esaltata.

Dunque, nelle esistenze di natura più elevata della nostra la memoria delle precedenti si fa sempre più chiara?
Sì, a seconda che lo spirito prevalga sulla materia. Il ricordo del passato riesce distinto solo a coloro che abitano
mondi di ordine superiore.

Poiché le tendenze istintive dell’uomo sono reliquie del suo passato, ne segue che per lo studio di queste egli possa conoscere le antiche sue colpe?
Sì, ma fino a un certo punto, giacché non bisogna dimenticare né il miglioramento, che può essersi effettuato nello Spirito, né le determinazioni da lui prese nello stato erratico: nella esistenza attuale egli può essere molto più innanzi che nell’anteriore.

Può l’uomo commettere in una esistenza colpe più gravi di quelle che abbia commesso in un’altra precedente?
Può commettere nuove colpe, che accusano il suo stato stazionario, ma non colpe maggiori, le quali significherebbero un cammino retrogrado, poiché lo Spirito può avanzare, od arrestarsi, ma non retrocedere.

Se le vicissitudini della vita corporea sono al tempo stesso espiazione delle colpe passate e prove per l’avvenire, non ne segue che dalla natura di queste vicissitudini si possa arguire il genere della esistenza precedente?
Spesso è così, poiché la punizione risponde sempre al fallo; ma tuttavia non si deve accettare questa regola come assoluta. Le tendenze istintive sono indizi più certi, poiché le prove che lo Spirito subisce, se valgono per il passato, valgono anche per l’avvenire.

Kardec: Arrivato il tempo di lasciare lo stato erratico per una incarnazione, lo Spirito sceglie le prove a cui vuole sottomettersi per affrettare il proprio avanzamento, cioè il genere di esistenza che giudica più atto a procurargliene i mezzi, e quelle prove rispondono sempre alle colpe che egli deve espiare. Se le supera, si eleva; se soccombe, dovrà ricominciare. Lo Spirito ha sempre il suo libero arbitrio, in virtù del quale, se errante, sceglie le prove della vita corporea, e, se incarnato, delibera di fare o non fare, e si appiglia al bene o al male. Negare all’uomo il libero arbitrio sarebbe ridurlo ad essere una macchina. Nato che sia alla vita corporea, lo Spirito perde temporaneamente la memoria delle esistenze anteriori, come se un velo gliele nascondesse. Qualche volta, però, ne serba una vaga reminiscenza, e parte di esse possono anche, in certi casi, venirgli rivelate; ma questo soltanto per volontà degli Spiriti superiori, che lo fanno spontaneamente a fin di bene, non mai per soddisfare una vana curiosità. Le esistenze future non si possono preconoscere in nessun caso, perché dipendono dal modo in cui si compie la presente, e dalla scelta ulteriore dello Spirito. L’oblio delle colpe passate non è ostacolo al miglioramento dello Spirito, giacché, quantunque non ne conservi precisa memoria, la cognizione che ne aveva allo stato erratico, ed il proponimento in esso fatto di ripararle, lo guidano per intuito, e gli suscitano l’idea di resistere al male. Questa idea è la voce della coscienza, nella quale è assecondato dagli Spiriti che lo assistono, qualora egli ne ascolti le buone ispirazioni. Se l’uomo non conosce i singoli atti della sua precedente esistenza, può sempre sapere quale genere di colpe vi abbia commesse, e quale ne sia stato il carattere dominante; basta per questo che egli studi se stesso, e giudichi quello che fu, osservando le proprie inclinazioni. Le vicissitudini della vita corporea sono ad un tempo espiazione delle colpe passate e prove per l’avvenire: ci purificano, e ci elevano alla stregua della nostra rassegnazione nell’accettarle e sopportarle. La natura dei casi e delle prove che subiamo, ci può dare, inoltre, qualche lume su ciò che siamo stati, e su quello che abbiamo fatto, come sulla terra argomentiamo i delitti di un reo dalla pena inflittagli dalla legge: così l’orgoglioso sarà punito con l’umiliazione di una esistenza oscura; il ricco cattivo e l’avaro con la miseria; lo spietato con le durezze e i maltrattamenti; il tiranno con la schiavitù; il cattivo figlio con l’ingratitudine dei suoi nati; l’infingardo con la necessità di duro lavoro, e così via.


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