73° Capitolo
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Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec
EMANCIPAZIONE DELL’ANIMA
73°Capitolo
Saggio teorico sul Sonnambulismo, sull’Estasi e sulla Seconda Vista
I fenomeni del sonnambulismo naturale si producono spontaneamente e sono indipendenti da ogni causa esterna conosciuta; ma in certe persone, dotate di un organismo speciale, possono venire provocati artificialmente, con l’azione dell’agente magnetico. Lo stato conosciuto col nome di sonnambulismo magnetico non differisce molto dal sonnambulismo naturale, se non altro perché è provocato, mentre quest’ultimo è spontaneo. Il sonnambulismo naturale è un fatto notorio, che nessuno pensa di negare, sebbene presenti meravigliosi fenomeni. Che c’è dunque di più straordinario od irrazionale nel sonnambulismo magnetico, perché prodotto artificialmente, come tante altre cose? Si dice che alcuni ciarlatani lo abbiano sfruttato! Ragione di più per non lasciarlo in mano ad essi. Quando la scienza se ne sarà appropriata, i ciarlatani avranno assai minor credito sulle masse popolari; ma intanto, poiché il sonnambulismo, tanto naturale che artificiale, è un fatto, e contro i fatti non c’è ragionamento che tenga, esso prende piede, ad onta del mal volere di alcuni, nella scienza stessa, nella quale penetra per una infinità di porticine, invece di passare per il portone. E quando vi sarà entrato da padrone, bisognerà bene concedergli il diritto di cittadinanza.
Per lo Spiritismo, il sonnambulismo è più che un fenomeno fisiologico: è una fiaccola che rischiara la psicologia, e ci dà il mezzo di studiare l’anima, che in questi fenomeni si mostra allo scoperto. Uno dei fenomeni con i quali l’anima si afferma, è la chiaroveggenza indipendente dagli organi ordinari della vista. Coloro che mettono in dubbio questo fenomeno, si appoggiano sul fatto che il sonnambulo non vede sempre e a piacimento dello sperimentatore, come con gli occhi. E’ serio meravigliarsi se gli effetti non sono sempre gli stessi, quando sono diversi i mezzi che si adoperano per attuarli? E’ ragionevole pretendere identici effetti, quando si cambia lo strumento? L’anima ha le sue proprietà, come l’occhio ha le sue: conviene giudicarle in se stesse, e non per analogia.
La causa della chiaroveggenza nel sonnambulo magnetico e nel sonnambulo naturale è esattamente la stessa: un attributo dell’anima, una facoltà inerente a tutte le parti dell’essere incorporeo che è in noi e che quindi non ha limiti tranne quelli assegnati all’individuo che la possiede. Il sonnambulo vede ovunque può trasferirsi la sua anima, senza riguardo a distanze. Nella visione di cose lontane, il sonnambulo non le vede dal punto dov’è il suo corpo, come per mezzo di un telescopio, ma le vede presenti, come se fosse sul luogo dove esistono o si svolgono, perché l’anima sua vi si è trasportata in realtà: quindi avviene che il suo corpo rimane inerte, e pare insensibile, fino a che l’anima non torna a riprenderne possesso. Questa parziale separazione dell’anima dal corpo è uno stato anormale, che può durare più o meno a lungo, ma non indefinitamente, e per essa, dopo un certo spazio di tempo, il corpo si affatica, specialmente quando l’anima lavora con attività. Il fatto che la vista dello Spirito non è circoscritta, né ha sede determinata, spiega perché i sonnambuli non le possono assegnare nessun organo speciale: vedono perché vedono, senza sapere come e senza conoscerne la causa. Se poi si riferiscono al corpo, pare ad essi che la sede di quella vista sia nei centri, dove è più grande l’attività vitale, specialmente nel cervello, nella regione epigastrica, o nell’organo che per essi è il tratto più tenace di congiunzione fra lo Spirito e il corpo.
La potenza della lucidità sonnambolica non è indefinita. Lo Spirito, anche del tutto libero, è limitato nelle facoltà e nelle cognizioni secondo il grado di perfezione al quale è pervenuto: se poi è ancora legato al corpo, deve necessariamente essere
maggiore la sua limitazione. Questa è la causa per cui la chiaroveggenza sonnambolica non è universale, né infallibile. Si aggiunga inoltre che, di solito, se ne accresce la fallibilità col distoglierla dallo scopo a cui mirava la natura, e col farla oggetto di curiosità e di esperimenti. Nello stato di libertà, in cui si trova lo Spirito del sonnambulo, egli entra più agevolmente in comunicazione con gli altri Spiriti incarnati o non incarnati, comunicazione la quale si stabilisce col contatto dei fluidi che compongono i perispiriti, e servono di tramite al pensiero, come il filo elettrico. Il sonnambulo dunque non ha bisogno che il pensiero si esprima con parole: lo sente, e lo indovina, la qual cosa lo rende in sommo grado impressionabile ed accessibile alle influenze dell’ambiente morale in cui si trova. E’ per questo che un gran numero di spettatori, e specialmente di curiosi più o meno increduli e sprezzanti, nuoce essenzialmente allo sviluppo delle sue facoltà, che si ripiegano, per così dire, su se stesse, e non si espandono del tutto liberamente, se non nella intimità e in un ambiente simpatico. In presenza di persone malevole od antipatiche produce su lui lo stesso effetto che fa sulla sensitiva il contatto della mano. Il sonnambulo vede contemporaneamente il proprio Spirito e il proprio corpo, che gli rappresentano la doppia esistenza spirituale e corporea, e tuttavia si confondono in un essere solo per mezzo del legame che li unisce. E siccome non sempre la cosa gli riesce comprensibile, questa dualità lo induce sovente a parlare di una o dell’altra parte di sé come di un estraneo, e ciò avviene perché talora è l’essere corporeo, che parla all’essere spirituale, e viceversa.
Lo Spirito cresce in sapere e in esperienza ogni volta che s’incarna, e, se dimentica in parte, mentre lo aggrava il peso del corpo materiale troppo grossolano, si ricorda in istato di libertà. E’ per questo che molti sonnambuli palesano cognizioni superiori al grado della loro cultura e all’apparente loro capacità intellettuale. Dunque, l’inferiorità intellettuale e scientifica del sonnambulo nello stato di veglia non pregiudica in alcun modo le nozioni che può rivelare nello stato lucido. Secondo i casi e lo scopo che si vuole ottenere, egli le può attingere dalla propria esperienza, dalla chiaroveggenza delle cose attuali, o dai consigli che riceve da altri Spiriti liberi; ma in ogni modo dirà cose più o meno giuste secondo il maggiore o minore progresso da lui compiuto. In virtù dei fenomeni di sonnambulismo, sia naturale, sia magnetico, la provvidenza ci fa leggere nel libro del nostro destino col darci la prova indiscutibile della esistenza e indipendenza dell’anima, e col farci assistere al sublime spettacolo della sua emancipazione. Allorché il sonnambulo descrive quanto succede a distanza, è chiaro che ci vede, e non già con gli occhi del corpo: dunque, nel luogo, di cui fa la descrizione, c’è una parte di lui, e, poiché questa parte non è il suo corpo, non può essere altro che l’anima o Spirito. Mentre l’uomo si svia nelle sottigliezze di una metafisica astratta e inconcepibile per rintracciare le cause della nostra esistenza morale, Iddio gli mette ogni giorno sotto gli occhi e sotto le mani i mezzi più semplici e più potenti per lo studio della psicologia sperimentale.
L’estasi è lo stato in cui l’indipendenza dell’anima si manifesta nel modo più evidente, e si rende in certo modo palpabile. Nel sogno e nel sonnambulismo l’anima va nei globi terrestri, cioè di grado inferiore, di pari grado, o di grado poco superiore al nostro; nell’estasi penetra in un mondo sconosciuto, in quello degli Spiriti eterei, con i quali entra in comunicazione, senza tuttavia poter oltrepassare certi limiti, che non saprebbe varcare senza rompere totalmente i legami che la tengono unita al corpo. Un vivido splendore affatto nuovo per lei la circonda; armonie mai udite sulla terra la inebriano; la invade tutta una ineffabile dolcezza; essa pregusta la beatitudine del cielo, e si può dire che posa un piede sulla soglia dell’eternità. Nello stato d’estasi l’annichilimento del corpo è pressoché completo: non ha quasi più che la vita organica, e si comprende come l’anima sia legata ancora al corpo soltanto per un filo, che anche un piccolo sforzo spezzerebbe senza rimedio. In questo stato scompaiono tutti i pensieri terreni per dar luogo al puro sentimento, che è l’essenza del nostro essere immateriale. Tutto immerso in sublime contemplazione, l’estatico non considera la vita che come una fermata istantanea: i beni ed i mali, le basse gioie e le miserie di questa terra non sono per lui che vani incidenti di un viaggio, di cui è felice di scorgere il termine. Accade con gli estatici come coi sonnambuli: la lucidità ne può essere più o meno perfetta, e lo Spirito, secondo la sua maggiore o minore elevatezza, è più o meno atto a conoscere e a comprendere le cose. C’è in essa talvolta più esaltazione che vera lucidità, e quella nuoce grandemente a questa, per la qual cosa spesso le loro rivelazioni sono un miscuglio di verità e di errori, di cose sublimi e di cose assurde e finanche ridicole. Spiriti inferiori approfittano sovente di questa esaltazione, che è sempre cagione di debolezza, e a tal effetto rivestono delle apparenze, che mantengono l’estatico nelle sue idee e nei suoi pregiudizi. Però, non tutti gli estatici sono eguali: sta a noi giudicare serenamente, e pesarne i responsi con la bilancia della ragione. L’emancipazione dell’anima si manifesta anche nello stato di veglia, e produce il fenomeno chiamato seconda vista, il quale dà a coloro che ne sono dotati, la facoltà di vedere e di udire oltre i limiti dei nostri sensi. Essi scorgono le cose lontane, ovunque l’anima estende la sua azione; le vedono (ci si permetta l’espressione) attraverso la vista ordinaria, e come per una specie di miraggio. Nel momento in cui si produce il fenomeno della seconda vista, lo stato fisico dell’uomo è sensibilmente modificato: l’occhio ha un non so che di vago, e guarda senza vedere; tutta la fisionomia palesa una certa esaltazione. E’ provato che l’organo della vista vi è estraneo, poiché la visione persiste, quantunque si chiudano gli occhi. A quelli che ne sono forniti, questa facoltà sembra naturale come la vista ordinaria: la credono un attributo del loro essere, che non faccia alcuna eccezione. Normalmente, questa lucidità passeggiera è seguita dall’oblío, poiché la rimembranza della visione, di ora in ora più vaga, si dilegua infine come quella di un sogno. La forza della seconda vista varia dalla sensazione confusa fino alla percezione chiara e netta delle cose presenti o lontane. Allo stato rudimentale, essa dà ad alcuni il tatto, la perspicacia, una certa sicurezza nei loro atti, che si potrebbe chiamare la giustezza del criterio morale; più sviluppata, genera i presentimenti; più sviluppata ancora, mostra gli avvenimenti compiuti o in procinto di compiersi. Il sonnambulismo naturale e artificiale, l’estasi e la seconda vista non sono che varietà o modificazioni di una medesima causa. Questi fenomeni, allo stesso modo che i sogni, sono nella natura, e quindi si sono prodotti in ogni tempo: la storia ci dimostra che furono conosciuti, ed anzi sfruttati sin dalla più remota antichità. In essi sta la spiegazione di un infinito numero di fatti, che i pregiudizi fecero sempre considerare come soprannaturali.