125° Capitolo - Sapere

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125° Capitolo

Premesse > La Dottrina degli Spiriti > _D_ > Legge di Progresso

di Allan Kardec
Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec

LEGGE DI PROGRESSO
125°Capitolo

Popoli degenerati

La storia ci mostra come molti popoli, dopo le scosse, da cui furono sconvolti, siano ricaduti nella barbarie. Dov’è il progresso in questo caso?
Quando la vostra casa minaccia rovina, voi l’abbattete per ricostruirla più solida e più comoda; però, fino a tanto che essa non è ricostruita, abitate nel disordine e nella confusione. Ma può darsi anche un altro caso, ed è questo; voi eravate poveri, e abitavate una catapecchia; diventate ricchi, e la lasciate per andar ad abitare un palazzo. Allora altri, forse ancora più meschini di quello che eravate voi, vanno a prendere il vostro posto nella catapecchia, e ne sono contentissimi, perché prima non avevano tetto. Avete compreso? Dunque gli Spiriti incarnatisi in quei popoli degenerati non sono quegli stessi che li componevano al tempo del loro splendore: questi, che erano progrediti, sono passati in abitazioni migliori, mentre gli altri meno avanzati ne hanno preso il posto, che poi a loro volta abbandoneranno nello stesso modo.

Non ci sono razze per loro natura ribelli al progresso?
Sì, ma esse si distruggono ogni giorno corporalmente.

Quale sarà la sorte futura degli Spiriti, che oggi animano questa razza?
Giungeranno, come tutti, alla perfezione, passando per altre esistenze. Dio non fa torto ad alcuno.

Quindi, gli uomini più inciviliti hanno potuto essere selvaggi ed antropofaghi?
Voi stessi foste tali più d’una volta prima di essere quelli che ora siete.

I popoli sono esseri collettivi, i quali, come gli individui, passano per l’infanzia, la virilità e la decrepitezza: questa verità accertata dalla storia non fa supporre che i popoli più in fiore di questo secolo avranno anch’essi il loro periodo di decadenza e spariranno come quelli dell’antichità?
I popoli, che vivono della sola vita del corpo, e la cui grandezza non è fondata che sulla forza e la estensione del territorio che occupano, nascono, crescono, e muoiono, perché il vigore di un popolo si consuma come quello di un uomo: e così muoiono anche quelli, le cui leggi egoistiche cozzano col progresso della luce e della carità, perché la luce uccide le tenebre, e la carità uccide l’egoismo. Ma anche per i popoli, come per gli individui, c’è la vita dell’anima: quelli di essi, le cui leggi armonizzano con le leggi eterne del Creatore, vivranno, e saranno il faro degli altri popoli.

Il progresso riunirà un giorno tutti i popoli della terra in una sola nazione?
No: in una sola nazione è impossibile, perché dalla diversità dei climi nascono costumi e bisogni differenti, che costituiscono le nazionalità, e quindi sarà sempre necessario che ci siano leggi appropriate a quei bisogni e costumi. Ma la carità non conosce latitudini, e non fa distinzioni di colore: quando la legge di Dio sarà da per tutto alla base delle leggi umane, i popoli praticheranno fra coloro la carità come l’uomo verso l’uomo, e allora vivranno felici ed in pace perché nessuno cercherà di fare torto al suo vicino, né di vivere alle sue spalle.

Kardec: L’umanità progredisce col progredire degli individui, che a poco a poco migliorano e s’illuminano, fino a che non prevalgano in numero, non prendano il sopravvento, e non traggano dietro di sé gli altri. Di tempo in tempo, sorgono poi fra essi uomini di genio, che danno la spinta, ed altri che, per volere di Dio, giungono al potere, i quali in pochi anni la fanno progredire di parecchi secoli. Il progresso dei popoli rende ancora più evidente la giustizia della reincarnazione. Gli uomini retti fanno lodevoli sforzi per spingere innanzi moralmente e
intellettualmente una nazione, la quale, trasformata, sarà più felice in questo mondo e nell’altro: sta bene, ma, mentre dura il suo lento cammino attraverso i secoli, migliaia di individui muoiono ogni giorno. Ora, qual è la sorte di tutti quelli che soccombono nel tragitto? La loro relativa inferiorità li priva forse della felicità serbata agli ultimi arrivati? o la loro felicità è relativa? La giustizia divina non potrebbe sancire tale iniquità. Per mezzo della pluralità delle esistenze, tutti hanno uguale diritto alla felicità, poiché il beneficio del progresso non è negato a nessuno: coloro che vissero nel tempo della barbarie possono ritornare in quello della civiltà fra il medesimo popolo, o presso un altro, e così approfittano tutti del cammino ascendente. Ma il sistema di un'unica esistenza presenta un’altra difficoltà. Con esso, l’anima è creata al momento della nascita; dunque un uomo è più innanzi di un altro, perché Iddio gli creò un’anima più avanzata. Perché questo favore, quale merito ha colui che non è vissuto più dell’altro, e spesso anche meno, per essere dotato di un’anima superiore? Ma vi è di più. Una nazione passa in un millennio dalla barbarie alla civiltà. Se gli uomini vivessero mille anni, si capirebbe che in quell’intervallo avessero il tempo di progredire; ma ogni giorno ne muoiono di tutte le età, e si rinnovano senza tregua, di modo che ogni giorno se ne vedono apparire e scomparire. Al termine di mille anni non vi è più traccia degli antichi abitanti; ma la nazione, da barbara si è fatta civile: ora chi ha progredito? I barbari di una volta? No, perché sono morti da lungo tempo. Allora i nuovi venuti? No, perché, se le anime loro sono create al momento della
nascita, non esistevano al tempo della barbarie. Dunque? Dunque bisognerebbe concludere che gli sforzi per incivilire un popolo hanno la potenza, non già di migliorare delle anime imperfette, ma di costringere Iddio a creare delle anime più perfette!
Confrontiamo ora questa teoria del progresso con quella data dagli Spiriti. Le anime incarnate al tempo della civiltà ebbero la loro infanzia come tutte le altre, ma sono già vissute, e avanzate per un progresso precedente: vengono attratte da un ambiente a loro simpatico ed in rapporto col presente loro stato; di modo che gli sforzi per
incivilire un popolo non fanno creare da Dio anime più perfette, ma piuttosto attraggono quelle che sono già progredite, sia che abbiano fatto parte di quel medesimo popolo al tempo della sua barbarie, sia che vengano da altrove. Ecco la chiave del progresso dell’intera umanità. Quando tutti i popoli saranno al medesimo grado nel sentimento del bene, la terra diverrà abitata solo da buoni Spiriti, che vivranno in unione fraterna, ed i cattivi trovandosi respinti e spostati andranno a creare nei mondi più bassi l’ambiente che a loro conviene, finché non siano degni d’incarnarsi nel nostro mondo trasformato. La teoria volgare ha inoltre questa conseguenza, che le opere di miglioramento sociale giovano solo alle generazioni presenti e alle future, mentre sono di nessun valore per le passate, che ebbero il torto di venire troppo presto, e rimasero, per necessità di cose, cariche dei loro atti di barbarie. Invece, secondo la dottrina degli Spiriti, i progressi ulteriori giovano del pari ad esse che tornano a vivere in migliori condizioni, e possono così perfezionarsi ai raggi della civiltà.
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