144° Capitolo - Sapere

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144° Capitolo

Premesse > La Dottrina degli Spiriti > _D_ > Legge di Giustizia

di Allan Kardec
Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec

LEGGE DI GIUSTIZIA, DI AMORE E DI CARITA’
144°Capitolo

Giustizia e Diritti naturali

Il sentimento della giustizia viene dalla natura, o si forma per idee acquisite?
Se non venisse dalla natura, non vi ribellereste al solo pensiero di una ingiustizia. Il progresso morale lo svolge, ma non lo dà: Dio lo ha scritto nel cuore dell’uomo. E per questo trovate spesso negli uomini semplici ed ignoranti nozioni di giustizia più esatte che in quelli di molta dottrina.

Se la giustizia è legge di natura, come va che gli uomini la intendono in così diverso modo, e che l’uno trova giusto ciò che per un altro è iniquo?
Perché anche in questo, come in quasi tutti gli altri sentimenti naturali, si mescolano spesso le passioni che lo alterano e danno delle cose una falsa visione.

Come si può definire la giustizia?
Il rispetto dei diritti di ciascuno.

Chi determina questi diritti?
Anzitutto la legge naturale, e poi anche la legge umana: gli uomini si sono fatte le leggi appropriate ai loro costumi e al loro carattere, e queste hanno stabilito diritti che variano col progresso dei lumi. Osservate, invero, se le vostre leggi odierne, senza essere perfette, sanciscono gli stessi diritti che sancivano quelle della età di mezzo; eppure quei diritti antiquati, che oggi trovate mostruosi, sembravano allora giusti e naturali. Il diritto stabilito dagli uomini non è dunque sempre conforme alla giustizia, e d’altra parte non regola che certi rapporti sociali, mentre, nella vita privata, troviamo una moltitudine di atti, che non appartengono, se non al tribunale della coscienza.

All’infuori dei diritti che sono sanciti dalla legge umana, quale è la base della giustizia fondata sulla legge naturale?
Il Cristo ve lo disse: fare agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi stessi. Dio ha posto nel cuore dell’uomo la regola di ogni vera giustizia, col desiderio che ciascuno ha di vedere rispettati i suoi diritti. Nella incertezza di quello che debba fare verso un suo simile in una data circostanza, l’uomo chieda a se stesso come vorrebbe che altri in quel caso si comportasse verso di lui. Dio non poteva dargli una guida più sicura della sua coscienza.

Kardec: Il criterio della vera giustizia è infatti quello di volere per gli altri quello che ciascuno vorrebbe per sé medesimo, e non di volere per sé medesimo quello che si vorrebbe per gli altri. Siccome non è in natura che uno si voglia male, così, prendendo il suo desiderio personale per tipo o punto di partenza, ognuno è sicuro di non voler mai che il bene per il suo prossimo. In ogni tempo e in tutte le credenze l’uomo aveva sempre cercato di far prevalere il suo diritto personale su quello degli altri: la sublimità della religione cristiana invece sta nell’aver preso il diritto personale per base del diritto del prossimo.

La necessità della vita sociale impone all’uomo degli obblighi particolari?
Sì, e in primo luogo quello di rispettare i diritti dei suoi simili: chi così opera sarà sempre giusto. Nel vostro mondo, ove tanti e tanti non praticano la legge di giustizia, ciascuno rende ingiuria per ingiuria: di qui nascono le discordie e la confusione della vostra società. La vita sociale dà diritti e impone doveri reciproci.

Poiché l’uomo è soggetto ad illudersi sulla estensione del suo diritto, che cosa gliene può indicare il limite?
Il limite del diritto che egli riconoscerebbe nel suo simile verso di lui nella medesima circostanza, e viceversa.

Ma se ognuno si attribuisse i diritti del suo simile, che diverrebbe la subordinazione verso i superiori? Non ci sarebbe l’anarchia?
I diritti naturali sono identici per tutti gli uomini, dal più piccolo, al più grande: Iddio non ha fatto gli uni di creta più pura che gli altri, e tutti sono uguali davanti a Lui. I diritti naturali sono eterni: quelli che l’uomo stabilisce periscono con le sue istituzioni. Del resto, ognuno sente benissimo la sua forza o la sua debolezza, e non può non mostrar deferenza verso chi la merita per virtù e per saggezza. Importa che ciò si noti affinché quelli che si credono superiori, conoscano in qual modo debbano meritarsi l’ossequio degli altri. La subordinazione non correrà mai pericolo quando l’autorità sarà data al merito.

Quale sarebbe il carattere dell’uomo, che praticasse la giustizia in tutta la sua purezza?
Quello del vero giusto come Gesù, perché praticherebbe anche l’amore del prossimo e la carità: senza queste virtù non c’è vera giustizia.
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