7° Capitolo
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DIO
7° Capitolo
Dio è infinito nelle perfezioni sue; ma l’infinito è un’astrazione. Dire quindi che Dio sia l’infinito, sarebbe prendere l’attributo per il soggetto, e definire una cosa ignota per mezzo di un’altra ugualmente ignota.
Per credere in Dio, basta gettare uno sguardo sulle opere della creazione. L’universo esiste; dunque ha una causa. Dubitare della esistenza di Dio, sarebbe come negare che ogni effetto abbia una causa, ed asserire che il nulla abbia potuto produrre qualche cosa.
Se il sentimento della esistenza di un Essere supremo fosse il prodotto dell’istruzione, non sarebbe universale, e non si troverebbe, come le nozioni delle scienze, che negli individui e nei popoli colti.
Attribuire la prima formazione delle cose alle proprietà intime della materia, sarebbe del pari un prendere l’effetto per la causa, poiché queste proprietà stesse sono un effetto che deve avere una causa.
L’armonia, che regola le forze dell’universo, palesa combinazioni e principi determinati, e perciò una potenza intelligente. Attribuirne la prima formazione al caso, sarebbe assurdo, poiché il caso è cieco, e non può produrre gli effetti dell’intelligenza. Un caso intelligente non sarebbe più caso.
Il potere di una intelligenza si manifesta per mezzo delle sue opere. Ora, poiché nessun essere umano può creare ciò che produce la natura, ne segue che la causa prima dev’essere una Intelligenza superiore all’umanità Per quanto siano grandi i prodigi compiuti dalla intelligenza umana, questa intelligenza stessa ha una causa, e quanto più ciò che essa compie è grande, tanto più grande dev’essere la causa prima. Ora questa intelligenza superiore ad ogni altra è la causa prima di tutte le cose, qualunque sia il nome di cui l’uomo si serve per designarla.
Le facoltà dell’uomo, perché inferiori, non gli permettono di comprendere la natura intima di Dio. Nell’infanzia dell’umanità l’uomo lo confonde spesso con la creatura, di cui gli attribuisce le imperfezioni; ma, come si svolge in esso il senso morale, il suo pensiero penetra meglio nel fondo delle cose, e se ne forma un’idea più giusta e più conforme alla ragione, quantunque sempre imperfetta.