50° Capitolo
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Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec
VITA SPIRITICA
50°Capitolo
Mondi transitori
Esistono, come ci fu detto, dei mondi, che servono agli Spiriti erranti da stazioni o luoghi di riposo?
Sì; gli Spiriti vi si possono soffermare temporaneamente, e farvi sosta per riposarsi da un troppo lungo errare, stato pur sempre un po’ penoso. Sono stazioni intermedie fra gli altri mondi, graduate secondo la natura degli Spiriti che vi possono andare.
Gli Spiriti, che vi si soffermano, possono poi lasciarli in qualunque momento?
Sì, per andare ove debbono. Ve ne danno un’idea gli uccelli di passaggio, che calano sopra un’isola, e vi aspettano di rimettersi in forze per recarsi al luogo in cui trasmigrano, e così godono allora di un benessere più o meno grande.
Mentre durano tali soste nei mondi transitori, gli Spiriti progrediscono?
Certamente. Quelli che si riuniscono così, lo fanno per istruirsi, rendersi degni del passaggio in luoghi migliori, e conseguire la felicità degli eletti.
I mondi transitori sono eternamente e per loro speciale natura destinati ad albergo di Spiriti erranti?
No; quel loro stato è temporaneo».
Sono nello stesso tempo abitati, come il nostro, anche da esseri corporei?
No, perché‚ la loro superficie è sterile. Quelli che vi dimorano, non hanno bisogno di nulla.
Tale sterilità è permanente, e dipende dalla loro natura speciale?
No; sono sterili per transizione.
Quei mondi allora devono essere sprovveduti di bellezze naturali.
La natura vi si traduce nelle bellezze dell’immensità, che non sono meno ammirevoli di quelle che voi chiamate bellezze naturali.
Poiché‚ la condizione di quei mondi è transitoria, la nostra terra vi sarà anch’essa un giorno?
Vi è già stata.
In quale epoca?
Durante la sua formazione.
Kardec: Non vi è nulla d’inutile nella natura: ogni cosa ha il suo fine, la sua destinazione; il vuoto non esiste: ogni luogo è abitato, la vita è dappertutto. Così, durante la lunga serie di secoli che sono scorsi prima che apparisse l’uomo sulla terra; lungo quei diuturni periodi di transizione, attestati dagli strati geologici, anche prima della formazione dei primi esseri organici, su questa massa informe, in questo arido caos, dove gli elementi erano confusi, non mancava la vita: esseri che non avevano i nostri bisogni, né le nostre sensazioni fisiche, vi trovavano un rifugio. Iddio ha voluto che, anche in quello stato imperfetto, la terra servisse a qualche cosa. Chi dunque oserebbe asserire che degli innumerevoli mondi sparsi nell’immensità, uno solo, uno dei più piccoli, perduto nella quantità, abbia il privilegio esclusivo di essere abitato? Quale sarebbe allora l’utilità degli altri? Supposizione assurda, incompatibile con la sapienza, che si manifesta in tutte le opere divine, inammissibile per il fatto, che dei mondi noi non vediamo se non una parte infinitesima. Nessuno negherà che in questa idea di mondi non ancora propri alla vita materiale, e nondimeno abitati da esseri confacenti a quell’ambiente, vi sia qualche cosa di grande, in cui sta forse la soluzione di molti problemi.