132° Capitolo
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Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec
LEGGE DI EGUAGLIANZA
132°Capitolo
Disuguaglianza delle Ricchezze
La disuguaglianza delle ricchezze non ha radice in quella delle facoltà, che fornisce ad alcuni più mezzi di procacciarsele che ad altri?
Sì e no: e la frode e le ruberie non contano?
La ricchezza ereditaria però non è frutto delle cattive passioni.
Che ne sapete voi? Risalite alla sorgente, e vedrete che essa non è sempre pura. Potete giurare che in origine non sia stata il frutto di una spoliazione o di una ingiustizia? Ma, tralasciando anche l’origine, che può essere iniqua, credete forse che la cupidigia dell’oro, anche se onestamente acquistato, e i desideri segreti di possederlo al più presto siano sentimenti lodevoli? Eppure, sono questi che Iddio giudica, e vi assicuro che il suo giudizio è più severo di quello degli uomini.
Se una fortuna fu male acquistata in origine, è tenuto a risponderne chi la eredita più tardi?
Certamente non è responsabile del male fatto da altri e specialmente se lo ignora; ma persuadetevi che spesso una fortuna tocca all’uomo solo per dargli occasione di riparare ad un’ingiustizia. Beato lui, se lo comprende! Poiché, qualora lo faccia in nome del colpevole, della riparazione avranno merito tutti e due, dal momento che spesso è quest’ultimo che la provoca.
Senza scostarsi dalla legalità qualcuno può disporre dei suoi beni in maniera più o meno giusta. Trapassato che sia, deve egli rispondere del modo col quale avrà ripartito i suoi averi?
Ogni azione porta i suoi frutti: quelli delle buone sono dolci; quelli delle cattive sempre amari. Avvertite che ho detto sempre.
E’ possibile l’assoluta eguaglianza delle ricchezze?
No; vi si oppone il divario delle facoltà e dei caratteri.
Tuttavia, qualcuno crede che in questa eguaglianza si trovi il rimedio ai mali della società: che ne dite voi?
Non può essere che un utopista, o un ambizioso mosso da invidia, il quale non comprende che l’eguaglianza da lui sognata sarebbe subito distrutta dalla forza delle cose. Combattete l’egoismo, vera piaga della vostra società, e non vi perdete in chimere.
Se non è possibile l’eguaglianza delle ricchezze, non sarà possibile neppure quella del benessere?
Questa sì, perché il benessere è relativo, e tutti potrebbero goderne, se s’intendessero bene. Il vero benessere consiste per ciascuno nell’impiego del tempo a suo piacere e non in lavori, per i quali non è portato: ora, poiché ognuno ha differenti attitudini, nessun lavoro utile resterebbe ineseguito. L’equilibrio esiste in tutto: è l’uomo, che lo rompe.
Potranno gli uomini intendersi una buona volta?
Si intenderanno quando praticheranno la legge di giustizia.
C’è qualcuno che si riduce alle privazioni e alla miseria per propria colpa: può esserne incolpata la società?
Sì: in primo luogo perché, come abbiamo già detto, essa è spesso la vera causa delle loro colpe, e poi perché essa ha l’obbligo di curarne l’educazione morale. E troppo spesso una cattiva educazione ne ha falsato il criterio, piuttosto che soffocarne le tendenze perniciose.