109° Capitolo - Sapere

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109° Capitolo

Premesse > La Dottrina degli Spiriti > _D_ > Legge di Conservazione

di Allan Kardec
Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec

LEGGE DI CONSERVAZIONE
109°Capitolo

Mezzi di Conservazione

Poiché Dio ha dato all’uomo il bisogno di vivere, gliene fornisce i mezzi?
Sì: se egli non li trova, vuol dire che non li comprende. Dio non poteva dare all’uomo il bisogno di vivere senza offrirgliene il mezzo. La terra produce il necessario, non il superfluo.

Allora perché la terra non produce sempre quanto è necessario all’uomo?
Perché l’uomo ingrato non ha abbastanza cura di questa eccellente madre. Spesso, inoltre, egli accusa la natura di ciò che è effetto della sua ignoranza, o della sua imprevidenza. La terra produrrebbe sempre il necessario, se l’uomo conoscesse la misura: se essa non basta a tutti i suoi bisogni, è perché egli, per procurarsi il superfluo, trascura spesso il necessario. Guardate l’Arabo nel deserto: egli trova sempre di che vivere, perché non si crea bisogni fittizi; ma, quando l’uomo sciupa la metà dei prodotti per soddisfare i suoi capricci, qual meraviglia, se poi gli fanno difetto? Ed ha forse ragione di lagnarsi di esserne sprovveduto, quando viene il tempo della carestia? In verità vi dico: la natura non è improvvida: è l’uomo che non sa bene regolarsi.

Sotto il nome di beni della terra non si deve intendere solo i prodotti del suolo?
Il suolo è la prima fonte da cui scaturiscono tutti i beni materiali, perché in sostanza, tutto quello di cui facciamo uso non è che una trasformazione dei prodotti del suolo: quindi per beni della terra bisogna intendere tutte quelle cose da cui l’uomo può trarre vantaggio.

Ad alcuni mancano spesso i mezzi di sussistenza, mentre molti vivono in mezzo agli agi: chi devono incolparne?
L’egoismo degli uomini, che non danno sempre quanto dovrebbero, e, più delle volte, se stessi. Cercate e troverete! Queste parole tuttavia non significano, che basti guardare a terra per trovarci ogni ben di Dio; ma che bisogna rintracciarlo con ardore, perseveranza, energia, senza lasciarsi scoraggiare dagli ostacoli, che, solitamente, sono mezzi per mettere alla prova la vostra costanza, la vostra pazienza e la vostra fermezza.

Kardec: Se la civiltà moltiplica i bisogni, moltiplica anche le fonti del lavoro e i mezzi di vivere. Ma per questo riguardo l’opera sua può dirsi appena agli inizi: quando l’avrà compiuta, nessuno potrà più dire che manca del necessario, se non per sua colpa. Disgraziatamente, molti si avviano per una strada che non è quella tracciata dalla natura, e allora non riescono a dispetto del loro ingegno. Al sole vi è posto per tutti, purché ciascuno si accontenti del suo e non usurpi quello degli altri. La natura non può essere incolpata dei difetti dell’ordinamento sociale e delle conseguenze dell’ambizione e dell’esagerato amor proprio. Cieco sarebbe tuttavia chi non riconoscesse il progresso compiuto anche in questo campo dai popoli più civili. In grazia dei lodevoli sforzi, che la filantropia e la scienza unite non cessano di fare per il miglioramento dello stato materiale degli uomini, e nonostante il continuo crescere delle popolazioni, l’insufficienza della produzione è attenuata, almeno in gran parte, e le annate più calamitose non hanno confronto con quelle che erano nei tempi andati. L’igiene pubblica, elemento essenzialissimo della forza e della sanità, ignorata dai nostri padri, ora è l’oggetto d’illuminata sollecitudine; l’infortunio e la sofferenza trovano ospitali rifugi; in ogni dove la scienza è indirizzata ad aumentare il benessere. Vogliamo dire forse che si è toccata la perfezione? Certamente no; ma quello che si è fatto dà la misura di quello che si può fare con la perseveranza, qualora l’uomo sappia cercare la sua felicità nelle cose positive, e non in utopie, che lo fanno retrocedere invece di progredire.

Non vi sono condizioni nelle quali la privazione del più stretto necessario non dipende dall’uomo, ma è conseguenza della forza delle cose?
Sì; sono prove tremende, che egli deve subire, e a cui sapeva di dover essere sottoposto: il suo merito in quei casi sta nella sottomissione alla volontà di Dio, qualora l’intelligenza non gli fornisca alcun mezzo per ovviarvi. Se è stabilito che egli soccomba deve accettare il sacrificio senza ribellarsi, pensando che l’ora della vera liberazione è
venuta, e che il disperarsi all’ultimo può fargli perdere il frutto della sua rassegnazione.

Coloro che in certe spaventose circostanze furono ridotti a sacrificare i loro simili per cibarsene, commisero un delitto? Nel caso affermativo, questo delitto è attenuato dal bisogno di vivere, cioè dall’istinto di conservazione?
Vi ho già risposto, dicendo che all’uomo incombe subire con rassegnazione e coraggio tutte le prove della vita. Nel vostro esempio l’omicidio è delitto di lesa natura, colpa che sarà doppiamente punita.

Nei mondi in cui l’organismo è fatto più sottile dalla purificazione, gli esseri viventi hanno bisogno di cibo?
Sì; ma in rapporto con la loro natura: voi non trovereste i loro alimenti abbastanza nutrienti per i vostri stomachi materiali; quelli non potrebbero digerire i vostri.
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