90° Capitolo
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Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec
TRE REGNI DELLA NATURA
90°Capitolo
Metempsicosi
La comunanza di origine del principio intelligente degli esseri che vivono, non sarebbe forse la conferma della dottrina della metempsicosi?
Due cose possono avere la stessa origine, e poi non aver più alcuna somiglianza. Chi riconoscerebbe l’albero, le sue foglie, i suoi fiori, i suoi frutti, nel seme informe del granellino dal quale è uscito? Quando il principio intelligente è arrivato al grado necessario per essere Spirito ed entrare nel periodo dell’umanità, non conserva più nulla del suo stato primitivo, e non è l’anima delle bestie più che l’albero non sia il seme. L’uomo, di animalesco, non ha che il corpo e le passioni, che nascono dall’influenza di esso, e dall’istinto di conservazione inerente alla materia. Quindi non si può dire che un tale uomo sia l’incarnazione di un tale animale, e per conseguenza la metempsicosi, come viene intesa da alcuni, è un errore.
Potrebbe lo Spirito, dopo avere animato il corpo di un uomo, incarnarsi in quello di un animale?
No, perché sarebbe un retrocedere, e lo Spirito non retrocede come il fiume non risale la sua sorgente.
L’idea volgare della metempsicosi, benché fallace, non potrebbe essere venuta dalla intuizione delle diverse esistenze dell’uomo?
E’ proprio così. Questa intuizione si trova nella credenza della metempsicosi e in parecchie altre; ma, come la maggior parte delle idee intuitive, l’uomo l’ha snaturata.
Kardec: La metempsicosi sarebbe vera se vi s’intendesse la progressione dell’anima da uno stato inferiore ad uno superiore, il cui svolgimento ne trasformasse la natura; ma è falsa nel senso della trasmigrazione diretta dell’animale nell’uomo e dell’uomo nell’animale, il che implicherebbe l’idea di regresso o di fusione. Ma il regresso è illogico, e la fusione non può aver luogo fra esseri corporei di due diverse specie, la qual cosa dimostra che essi sono di grado differente. E in realtà, se il medesimo Spirito potesse animarli a vicenda, ne seguirebbe una identità di natura, che si tradurrebbe nella possibilità della riproduzione materiale. All’opposto, la reincarnazione insegnata dagli Spiriti è fondata sul cammino ascendente della natura, e sulla progressione dell’uomo nella sua propria specie, il che non ne lede punto la dignità. Ciò che umilia lo Spirito, è il cattivo uso che egli fa delle facoltà dategli da Dio per il suo avanzamento. Ad ogni modo, l’antichità e l’universalità della dottrina della metempsicosi, e gli ingegni eminenti che l’hanno professata, provano che il principio della reincarnazione ha le sue radici nella stessa natura: questi sono dunque piuttosto argomenti in suo favore che ragioni contrarie. Il punto di partenza dello Spirito è questione che si riferisce al principio delle cose, e sta nei segreti di Dio. All’uomo non è dato conoscerli in modo assoluto, ed egli non può fare che supposizioni, edificare sistemi più o meno probabili. Gli Spiriti stessi ignorano molte cose, e quindi intorno a quello che non sanno, possono avere, come gli uomini, opinioni personali più o meno sensate. Per questa ragione, non tutti la pensano allo stesso modo intorno ai rapporti esistenti fra l’uomo e gli animali. Secondo alcuni, lo Spirito non arriva a individuarsi nell’uomo se non dopo essersi esperimentato e individuato in vari gradi degli esseri inferiori della creazione. Secondo altri, lo Spirito dell’uomo sarebbe sempre appartenuto alla razza umana, senza passare per la trafila animale. Il primo di questi sistemi ha il vantaggio di dare una mèta all’avvenire degli animali, i quali formerebbero così i primi anelli della catena degli esseri pensanti; il secondo sarebbe, per alcuni, più conforme alla dignità dell’uomo, e può riassumersi come segue:
Le differenti specie di animali non procedono intellettualmente le une dalle altre per via di progressione, lo spirito dell’ostrica, cioè, non diviene subito quello del pesce, dell’uccello, del quadrupede e del quadrumane. Ogni specie è un tipo assoluto, fisicamente e moralmente, di cui ogni individuo trae dall’origine universale i principi di quell’intelligenza, che gli è necessaria, secondo la perfezione dei suoi organi e l’opera che deve compiere nei diversi fenomeni della natura, e che alla sua morte rende alla comunità. Gli animali dei mondi superiori al nostro sono egualmente razze speciali, adattate ai bisogni di quei mondi e al grado di avanzamento degli uomini, di cui essi sono gli ausiliari, e non hanno origine da quelli della terra, spiritualmente parlando.
Non è così dell’uomo. Dal lato fisico egli forma evidentemente un anello della catena degli esseri viventi; ma dal lato morale tra l’uomo e l’animale vi è soluzione di continuità. L’uomo possiede, o meglio, è Spirito, scintilla divina, che gli dà il senso morale e una portata intellettiva, che manca agli animali; e in lui l’essere principale, preesistente e sopravvivente al corpo, conserva la sua individualità.
Qual è l’origine dello Spirito? Dov’è il suo punto di partenza? Si forma egli dal principio intelligente individuato? E’ un mistero, che sarebbe inutile tentare di penetrare, e su cui, come abbiamo già detto, non si può che fare delle congetture. Quello che è certo e che appare chiaro dal ragionamento e dall’esperienza, è la sopravvivenza dello Spirito, la conservazione della sua individualità dopo la morte, le sue facoltà progressive, il suo stato felice o infelice proporzionato al suo avanzamento nella via del bene, e tutte le verità morali che scaturiscono da questo principio. Quanto ai rapporti misteriosi che esistono fra l’uomo e gli animali, essi sono, lo ripetiamo, il segreto di Dio, come altre cose, la cui cognizione non importa oggi al nostro avanzamento, e che sarebbe proprio inutile voler
indagare.