40° Capitolo
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Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec
PLURALITA’ DELLE ESISTENZE
40°Capitolo
Giustizia della Reincarnazione
Su che si appoggia il principio della reincarnazione?
Sulla giustizia di Dio e sulla rivelazione, giacché noi ve lo ripetiamo di continuo. Un buon padre lascia sempre aperto ai suoi figli un adito al pentimento. Non vi dice forse la ragione, che sarebbe ingiusto privare per sempre della eterna felicità tutti quelli che non ebbero la possibilità di migliorarsi? Forse non sono figli di Dio tutti gli uomini? Solo fra gli egoisti regnano la iniquità, gli odi implacabili e le pene senza remissione».
Kardec: Tutti gli Spiriti tendono alla perfezione, e Dio ne porge loro il mezzo con le prove della vita corporea; ma la sua giustizia vuole che essi possano compiere, in nuove esistenze, ciò che non hanno potuto fare o terminare in una prima prova.
Non sarebbe né secondo giustizia, né secondo la bontà di Dio il condannare in eterno coloro i quali hanno potuto incontrare degli ostacoli al proprio miglioramento, contro la loro volontà, ed a cagione dell’ambiente stesso, in cui si trovarono posti. Se la sorte dell’uomo fosse irrevocabilmente stabilita dopo la sua morte, Iddio non avrebbe pesato le azioni di tutti gli uomini nella stessa bilancia, e non li avrebbe trattati con imparzialità. La dottrina della reincarnazione, cioè quella che consiste nell’ammettere per l’uomo più esistenze successive, è la sola che risponda al nostro concetto della giustizia di Dio per riguardo agli uomini di condizione morale inferiore, la sola che possa spiegarci l’avvenire, e affermare le nostre speranze, poiché ci offre il mezzo di espiare i nostri errori con novelle prove. La ragione ce lo dimostra, e gli Spiriti ce lo insegnano. L’uomo, che ha la coscienza della sua inferiorità, trae dalla dottrina della reincarnazione i più consolanti presagi. Se crede alla giustizia di Dio, non può sperare di divenire a un tratto e per l’eternità eguale a coloro, che hanno operato meglio di lui; ma il pensiero che questa inferiorità non lo priverà per sempre del godimento supremo, e che potrà acquistarlo mercé nuovi sforzi, lo sostiene nelle prove e rianima il suo coraggio. Chi è colui che, al termine del suo pellegrinaggio terreno non si dolga di avere acquistato troppo tardi una esperienza, da cui non può trarre profitto? Orbene, questa tardiva esperienza non è perduta, giacché se ne avvantaggerà in una nuova esistenza.