51° Capitolo
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Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec
VITA SPIRITICA
51°Capitolo
Percezioni, Sensazioni e Sofferenze degli Spiriti
L’anima, passata che sia nel mondo degli Spiriti, serva le sensazioni che aveva in vita?
Sì, e ne acquista altre, che non possedeva, dal momento che il corpo era come un velo, che le ottenebrasse. L’intelligenza è sempre un attributo dello Spirito; ma si manifesta più liberamente senza l’ostacolo dell’involucro materiale.
Le percezioni degli Spiriti sono infinite? In altre parole, sanno essi tutto?
No. Quanto più si avvicinano alla perfezione, tanto più sanno: gli Spiriti superiori sanno molto; gl’inferiori poco o pochissimo.
Conoscono gli Spiriti il principio delle cose?
Secondo la loro elevatezza e la loro purità: gl’inferiori ne sanno quanto gli uomini.
Gli Spiriti misurano la durata del tempo come noi?
No; e per questo più volte non ci capite, quando parliamo di date, o di epoche.
Kardec: Gli Spiriti vivono al di fuori del tempo, come lo comprendiamo noi. La durata si annulla quasi per essi, e i secoli, così lunghi per noi, sono ai loro sguardi fugaci istanti, che si perdono nell’eternità, come le disuguaglianze per chi s’innalza nello spazio.
Gli Spiriti hanno del presente un’idea più precisa e più esatta di quella che abbiamo noi?
A un di presso come colui che ci vede, ha delle cose idea più esatta del cieco. Gli Spiriti vedono quello che voi non vedete, e giudicano perciò diversamente da voi. Ma, ripetiamo tutto dipende dal grado della loro elevatezza.
In qual modo conoscono gli Spiriti il passato? La conoscenza che ne hanno è senza limiti?
Il passato, quando ce ne occupiamo, diviene un presente come quando voi vi ricordate di una cosa, che vi ha impressionato nel corso della vita. Siccome, però, noi non abbiamo più il velo materiale che ottenebra la nostra intelligenza, rammentiamo cose che sono dimenticate da voi. Tuttavia ciò non vuol dire che da noi si conosca tutto il passato.
Gli Spiriti conoscono l’avvenire?
Anche questo dipende dal grado della loro perfezione. Spesso lo intravedono ma non sempre è loro permesso di rivelarlo. Anche il futuro, quando ne hanno conoscenza, sembra loro presente, e lo vedono tanto più chiaro, quanto più si avvicinano a Dio. Dopo la morte l’anima abbraccia con lo sguardo le sue passate emigrazioni; ma non può scorgere ciò che Dio le prepara. Perché‚ ciò avvenga, è necessario che essa gli sia molto vicina, il che è solo possibile dopo un grande numero di esistenze.
Gli Spiriti, giunti ad altissimo grado di perfezione, hanno piena conoscenza dell’avvenire?
No. Dio solo è il padrone supremo, e nessuno può uguagliarlo.
Gli Spiriti vedono Dio?
I superiori lo vedono, e lo comprendono; gl’inferiori lo sentono e cercano di intuirlo.
Allorché‚ uno Spirito inferiore dice che Dio gli vieta, o gli permette una cosa, come sa che ciò viene da Lui?
Egli non vede Dio; ma ne sente la sovranità, e, allorquando non deve essere fatta una cosa, o detta una parola, sente come una intuizione, un avvertimento invisibile, che gli proibisce di farlo. Voi stessi non avete presentimenti, che sono come avvisi segreti di fare o di non fare questa o quella cosa? E’ lo stesso per noi, ma in grado superiore, poiché‚ comprenderete che, essendo l’essenza degli Spiriti più sottile della vostra, essi possono intuire meglio gli avvertimenti divini.
L’avviso viene loro trasmesso direttamente da Dio, o per mezzo di altri Spiriti?
Non direttamente da Dio, poiché‚ per comunicare con Lui bisogna esserne degni; ma per il tramite degli Spiriti a loro superiori in perfezione ed istruzione.
La vista negli Spiriti è circoscritta in un organo come negli esseri corporei?
No; risiede in essi.
Gli Spiriti hanno bisogno della luce per vedere?
Vedono da sé, e non hanno bisogno di luce esterna. Per essi non ci sono tenebre fuorché‚ quelle in cui possono trovarsi per espiazione.
Occorre agli Spiriti di trasportarsi per vedere in due luoghi differenti? Possono essi, per esempio, vedere nello stesso tempo nei due emisferi del globo?
Siccome lo Spirito si trasferisce da un punto all’altro con la rapidità del pensiero, si può dire che egli vede da per tutto nel medesimo tempo. Inoltre il suo pensiero può irradiare nello stesso tempo in molti luoghi diversi; ma questa facoltà dipende dalla sua purezza: quanto meno egli è puro, tanto più essa è limitata. I soli Spiriti superiori possono in un solo istante abbracciare un insieme di cose.
Kardec: La facoltà di vedere negli Spiriti è una proprietà inerente alla loro natura, e quindi ha sede in tutta la persona, come la luce in tutte le parti del corpo luminoso: è una specie di lucidità universale, che si estende a tutto, abbraccia in uno lo spazio, i tempi e le cose, e per essa non ci sono più tenebre, né ostacoli materiali. Ed è naturale; nell’uomo, poiché la vista è l’effetto dell’azione di un organo toccato dalla luce, senza luce si fa l’oscurità; nello Spirito, in cui la facoltà di vedere è un attributo suo proprio, senza bisogno di alcun agente esterno, la vista è indipendente dalla luce.
Lo Spirito vede le cose distintamente come noi?
Molto di più, poiché‚ la sua vista, non ottenebrata da alcun impedimento, penetra dove al nostro sguardo non è possibile penetrare.
Lo Spirito sente i suoni?
Meglio di voi, poiché‚ ce ne sono altri, che l’ottuso vostro orecchio non può sentire.
Anche la facoltà di sentire è in tutto il suo essere, come quella di vedere?
Tutte le sensazioni sono attributi dello Spirito, e fanno parte del suo essere: quando egli è rivestito di un corpo materiale, gli pervengono per mezzo degli organi; ma nello stato erratico o di purezza non sono più localizzati.
Poiché‚ le sensazioni sono attributi dello Spirito, è possibile a lui sottrarvisi?
In generale, e specie per gli elevati, gli Spiriti non vedono e non sentono, se non quello che vogliono, tuttavia gl’imperfetti sentono e vedono spesso, loro malgrado, ciò che può agevolare il loro progresso.
Piace la musica agli Spiriti?
Intendete parlare della vostra musica? Che è mai essa in confronto di quella celeste? Di quell’armonia di cui nulla vi è in terra che ve ne possa dare un’idea? L’una è rispetto all’altra, ciò che è il canto del selvaggio rispetto ad una soave melodia. Tuttavia, gli Spiriti volgari possono sentire la vostra con un certo diletto, poiché‚ ancora non è loro dato di comprenderne una più sublime. La musica ha per gli Spiriti delle attrattive infinite, a seconda delle loro sviluppatissime proprietà sensitive. Intendo parlare della musica celeste, che è quanto l’immaginazione può concepire di più bello e di più soave.
Gli Spiriti sentono anch’essi come noi le bellezze della natura?
Le bellezze naturali dei globi sono così svariate che gli Spiriti non le possono conoscere tutte; ma le sentono secondo la loro attitudine ad apprezzarle e a comprenderle. Per gli Spiriti elevati ci sono bellezze d’insieme, dinanzi a cui spariscono, per così dire, quelle dei particolari.
Sono gli Spiriti soggetti ai nostri bisogni e dolori fisici?
Li “conoscono”, perché‚ li hanno subíti; ma non li sentono materialmente come voi: essi sono Spiriti.
Gli Spiriti sentono la stanchezza e il bisogno del riposo?
Essi non possono sentire la stanchezza come voi la intendete, e per conseguenza non hanno bisogno del vostro riposo corporale, poiché non hanno organi, le cui forze debbano essere ristorate. Si riposano in questo senso, che non sono in attività continua. Siccome non agiscono materialmente, la loro azione è tutta intellettiva, e il loro riposo tutto morale, vale a dire che ci sono dei momenti, nei quali il loro pensiero viene distolto dalla sua fervida attività, e non si arresta sopra un oggetto determinato: è un vero riposo, ma non è paragonabile a quello del corpo. In ogni modo, anche questa specie di stanchezza, che possono sentire gli Spiriti, è in ragione della loro inferiorità, poiché, quanto più sono elevati, tanto meno è loro necessario il riposo.
Quando uno Spirito dice di soffrire, che sorta di sofferenza è la sua?
Sono angosce morali, che lo torturano assai più dei dolori fisici.
E allora come si spiega che alcuni Spiriti si sono lagnati di soffrire freddo o caldo?
Per rimembranza, talora penosa quanto la realtà, di ciò che avevano sofferto sulla terra, e spesso per un paragone, col quale, in mancanza di meglio, esprimono il proprio stato. Allorché si ricordano del corpo, risentono una certa impressione, come quando uno si toglie il mantello, e gli pare ancora per qualche tempo di sentirselo addosso».