114° Capitolo - Sapere

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114° Capitolo

Premesse > La Dottrina degli Spiriti > _D_ > Legge di Distruzione

di Allan Kardec
Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec

LEGGE DI DISTRUZIONE
114°Capitolo

Flagelli distruttori

A qual fine Iddio colpisce l’umanità con flagelli distruttori?
Per farla progredire più presto. Non abbiamo già detto che la distruzione è necessaria alla rigenerazione morale degli Spiriti, i quali ad ogni nuova esistenza crescono in perfezione? Bisogna capirne lo scopo, per apprezzarne gli effetti. Voi li giudicate con vedute personali, e li chiamate flagelli per il danno che vi cagionano; ma questi sconvolgimenti sono spesso necessari, affinché si effettui più presto un ordine migliore di cose, e avvenga in pochi anni ciò per cui ci sarebbe voluto molti secoli.

Non poteva Iddio adoperare per il miglioramento dell’umanità altri mezzi che i flagelli distruttori?
Sì, e li adopera tutti i giorni, poiché ha dato a ciascuno i mezzi di progredire con la nozione del bene e del male. Ma l’uomo non ne profitta, e quindi occorre punirlo nel suo orgoglio, e fargli sentire la sua debolezza.

Ma in questi flagelli il virtuoso perisce come il malvagio: è forse giusto?
Durante questa vita, l’uomo riferisce tutto al suo corpo; ma dopo la morte non pensa più così. La vita del corpo è poca cosa; un secolo del vostro mondo è un lampo nell’eternità: dunque, i dolori, come dite voi, di giorni, ed anche di mesi fuggono rapidi più del baleno, mentre sono insegnamenti che vi servono per l’avvenire. Gli Spiriti costituiscono il mondo reale, preesistente e sopravvivente a tutto: essi sono i figli di Dio, gli oggetti della sua sollecitudine; i loro corpi sono gli indumenti coi quali appaiono nel mondo. Nelle grandi calamità che decimano gli uomini, avviene a questi come ad un esercito, che, durante la guerra, vede le sue insegne logore, a brandelli, o perdute. Al generale però stanno più a cuore i suoi soldati, che le loro cose.

Ma le vittime di quei flagelli cessano per questo di essere vittime?
Se considerate la vita per quel che è, e quanto sia poca cosa dinanzi all’infinito, attribuireste ad essa pochissima importanza. Quelle vittime troveranno in un’altra esistenza larga mercede ai loro travagli, se avranno saputo sopportarli senza mormorare.

Kardec: Che la morte avvenga per un flagello o per una causa ordinaria, nessuno le sfugge, quando suona l’ora della dipartita; l’unica differenza sta in ciò, coi disastri un maggior numero di anime si diparte dalla terra ad un tratto. Se potessimo elevarci col pensiero in guisa da dominare l’umanità ed abbracciarla tutta intera, quei flagelli così terribili non ci apparirebbero che passeggere tempeste nel destino del mondo.

I flagelli distruttori giovano anche dal lato fisico ad onta dei mali, di cui sono causa?
Sì: talvolta cangiano lo stato di una contrada; ma il bene che ne risulta, spesso non è compreso che dalle generazioni successive.

I flagelli non sarebbero in pari tempo per l’uomo prove morali, che lo mettono alle prese con le più dure necessità?
Sono prove, che gli porgono occasione di svolgere la sua intelligenza, di esercitare la sua pazienza e la sua rassegnazione alla volontà di Dio, e di mostrare i suoi sentimenti di abnegazione, di disinteresse e di amore del prossimo, qualora non sia dominato dall’egoismo.

E’ dato all’uomo di scongiurare i flagelli che lo opprimono?
Sì, in parte, poiché molti flagelli sono gli effetti della sua imprevidenza, e quando egli progredisce in cognizioni ed esperienza, può prevenirli, qualora sappia ricercarne le cause. Ma fra i mali che affliggono l’umanità, ce ne sono di generali, che sono nei decreti della Provvidenza, e di cui tutti ricevono più o meno il contraccolpo: a questi l’uomo non può opporre che la rassegnazione alla volontà di Dio.

Kardec: Tra i flagelli distruttori naturali e indipendenti dall’uomo i più gravi sono: la peste, la carestia, le inondazioni, le intemperie fatali alla produzione del suolo. Ma l’uomo non ha forse già trovato nella scienza, nelle opere edilizie, nel perfezionamento dell’agricoltura, nei prosciugamenti e nelle irrigazioni, nello studio delle condizioni igieniche, i mezzi di impedire, o almeno di attenuare molte calamità? Certe contrade, già desolate da epidemie terribili, non ne sono ora preservate? Che dunque non farà l’uomo per il suo benessere materiale, quando saprà mettere in opera tutte le forze della sua intelligenza, ed associare alla cura della sua personale conservazione il sentimento di vera carità per i suoi simili?
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