174° Capitolo - Sapere

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174° Capitolo

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di Allan Kardec
Domande agli Spiriti e relative risposte. - Da Allan Kardec

IL LIBRO DEGLI SPIRITI di Allan Kardec - CONCLUSIONE
174°Capitolo

(VII)

Lo Spiritismo si presenta sotto tre diversi aspetti: il fatto delle manifestazioni, i principi di filosofia e di morale che ne conseguono, e l’applicazione di questi principi.
Quindi, tre classi, o piuttosto tre gradi, fra gli adepti:
1) Quelli che credono alle manifestazioni, e si limitano a provarle, riducendo il tutto a una scienza sperimentale;
2) Quelli che ne comprendono le conseguenze morali;
3) Quelli che ne praticano, o si sforzano di praticarne la morale.
Qualunque, però, sia l’aspetto, scientifico o morale, sotto cui si considerino questi singolari fenomeni, ognuno comprende che ne scaturisce un ordine d’idee tutto nuovo, le cui conseguenze devono produrre una profonda e benefica modificazione verso il meglio nello stato dell’umanità; e ognuno comprende, come questa modificazione non si possa produrre che in questo senso.
Per quanto riguarda gli avversari, anch’essi si possono distinguere in tre classi, cioè:
1) Quelli che negano per sistema tutto ciò che è nuovo, o non viene da loro, e ne parlano senza cognizione di causa. In questo numero si trovano tutti coloro, che non ammettono cosa alcuna, che non sia attestata dai sensi: costoro non hanno veduto nulla, e non vogliono veder nulla per timore di essere costretti a riconoscere il proprio torto. Per essi lo Spiritismo è una chimera, una sciocchezza, un’utopia. Sono gli increduli per prevenzione. Con questi possono mettersi coloro che ebbero la degnazione di assistere a qualche seduta per scrupolo di coscienza e per poter dire: ho voluto vedere, ma non ho veduto nulla! Costoro non comprendono che non basta una mezz’ora per approfondirsi in una scienza;
2) Quelli che, sebbene intimamente siano convinti della realtà dei fenomeni, tuttavia li negano per motivi d’interesse personale. Per essi lo Spiritismo esiste; ma, poiché hanno paura delle sue conseguenze, lo trattano come un nemico;
3) Quelli che trovano nella morale spiritica una censura troppo severa delle loro azioni, atti, o delle loro inclinazioni. Lo Spiritismo, però sul serio, riuscirebbe loro molesto: non condannano, e non approvano: preferiscono chiudere gli occhi.

I primi sono mossi dall’orgoglio e dalla presunzione; i secondi dall’interesse e dall’ambizione; i terzi dall’egoismo. Si capisce come queste cause di opposizione, non avendo nulla di solido, debbano sparire col tempo, poiché cercheremmo invano una quarta classe di antagonisti, che si appoggiasse su prove contrarie veramente serie, e palesasse uno studio coscienzioso ed assiduo del problema: tutti oppongono la pura negazione; ma nessuno oppone una dimostrazione seria e incontrastabile. Sarebbe presumere troppo della natura umana il credere che essa si possa trasformare d’un tratto in forza delle idee spiritiche. La loro efficacia non è certamente la stessa in tutti coloro che le professano: ma, qualunque ne sia l’effetto, pur anche debolissimo, è sempre un miglioramento, non fosse che quello di dare la prova dell’esistenza di un mondo extracorporeo, la qual cosa implica la negazione delle dottrine materialiste. Questa è la conseguenza della osservazione dei fatti; ma su quelli, che comprendono lo Spiritismo filosofico, e vi scorgono altra cosa che meri fenomeni più o meno curiosi, esso ha effetti più importanti, fra cui, precipuo e più generale, quello di evolvere il sentimento religioso in chi, senza essere materialista, non si dà punto cura delle cose spirituali, e di fargli riguardare la morte, non già con desiderio, giacché lo spiritista difenderà la sua vita come ogni altro, ma con una indifferenza, che gliela fa accettare senza ribellione e senza rammarico, come un evento piuttosto lieto che temibile, per la certezza dello stato migliore che gli succede. Il secondo effetto, quasi altrettanto generale quanto il primo, è la rassegnazione nelle vicissitudini della vita. Lo Spiritismo fa vedere le cose da tale altezza, che l’esistenza terrena perde i tre quarti della sua importanza, e l’uomo non si accora più eccessivamente per le tribolazioni che la accompagnano, talché egli ottiene maggior coraggio nelle afflizioni, maggiore moderazione nei desideri e nessuna tentazione di abbreviare i suoi giorni, poiché la scienza spiritica insegna che col suicidio un uomo perde sempre ciò che voleva guadagnare. La certezza, poi, di un avvenire, che dipende da lui di rendere felice, e la possibilità di comunicare con gli esseri che il suo cuore piangeva perduti, offrono allo spiritista supreme consolazioni, e il suo orizzonte si ingrandisce sino all’infinito per lo spettacolo della vita d’oltretomba, di cui può scrutare le misteriose profondità. Il terzo effetto è quello d’ispirare indulgenza per i difetti degli altri. Disgraziatamente, il principio egoistico ed i suoi frutti sono nell’uomo i vizi più tenaci, e quindi più difficili a sradicare. Egli si sobbarca anche a dei sacrifici, purché non gli costino nulla, e non lo privino di nulla: l’oro ha per i più irresistibile attrattiva, e ben pochi intendono la parola superfluo, quando si tratti di loro stessi, ed è per questo che la vittoria sul proprio egoismo è il segno del massimo progresso.
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