Capitolo 35° - Sapere

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Capitolo 35°

La Gnosi > Ritrovamenti > Nag Hammadi > Vangeli Apocrifi > Apocrifo di Tommaso > Atti di Tommaso > Nono Atto

Tratto da: The Acts of Thomas - The Gnostic Society Library
tradotto in INGLESE da: M. R. James
tradotto in ITALIANO da Giuseppe Ricciardi
Atti del Santo Apostolo Tommaso
Il Nono Atto: Riguardo la Moglie di Carisio.

Capitolo 35°
Passi da 114.- a 116.-

114. E Carisio se ne andò a casa contento, pensando che sua moglie sarebbe stata con lui, e che era diventata tale com'era prima, ancora prima di udire la parola divina e credesse in Gesù. E andò, e la trovò coi suoi capelli scomposti ed i suoi vestiti lacerati, e quando vide ciò le disse: Mia signora Migdonia, perché questa malattia crudele si è attaccata a te? e perché hai fatto questo? Sono tuo marito sin dalla tua verginità, e sia gli dei che la legge mi concedono di comandare su di te, che cos'è questa tua grande pazzia, che sei diventata una derisione in tutta la nostra nazione? ma metti via l’attenzione che viene da quel mago; ed io toglierò la sua faccia da in mezzo a noi, affinché tu non possa più vederlo.

115. Ma Migdonia, udito ciò, si abbandonò al dolore, gemendo e lamentandosi; e Carisio disse di nuovo; Ho così sbagliato verso gli dei che mi hanno afflitto con una simile malattia? Qual è la mia grande offesa che mi hanno cacciato in tale umiliazione? Ti supplico.  Migdonia non calpestare più la mia anima con la vista pietosa di te e il tuo aspetto meschino e non affliggere il mio cuore con la preoccupazione per te. Io sono Carisio tuo marito, che tutta la nazione onora e teme. Cosa devo fare? Non so dove girare. Che devo pensare? devo mantenere il silenzio e sopportare? eppure chi può essere paziente quando uomini prendono il suo tesoro? e chi può sopportare di perdere le tue dolci maniere? e cosa c'è per me? (Siriaco. le tue bellezze che sono sempre davanti a me) la fragranza di te è nelle mie narici, e il tuo viso luminoso è fisso nei miei occhi. Mi stanno togliendo l'anima, e stanno distruggendo il bel corpo che ho gioito nel vedere, e stanno accecando quegli occhi penetranti e tagliando la mia mano destra: la mia gioia si sta trasformando in dolore e la mia vita in morte, e la sua luce diviene tinta (?) con l'oscurità. Che nessun uomo di voi, parenti miei, mi guardi d'ora in poi; da te nessun aiuto è venuto da me, né io adorerò in futuro gli dei dell'est che mi hanno avvolto in tali calamità, né li pregherò più, né sacrificherò loro, perché sono in lutto per la mia sposa. E che altro dovrei chiedere a loro? perché tutta la mia gloria mi è stata tolta, ma sono comunque un principe e vicino al re in carica; ma Migdonia mi ha annullato ed ha portato via tutte queste cose. (Vorrei che qualcuno accecasse uno dei miei occhi, e che i tuoi occhi mi guardassero come erano soliti, Siriaco, che ha più clausole, allo stesso effetto).

116. Mentre Carisio parlava così, piangendo, Migdonia sedeva in silenzio e guardava per terra; e ancora una volta venne da lei e disse: Migdonia, mia signora, da me la più desiderata, ti ricordi che ti ho scelto fra tutte le donne che sono in India e ti presi come la più bella, anche se avrei potuto unire a me stesso in matrimonio molte più belle: ma ancora mento, Migdonia, perché per gli dei non mi sarebbe stato possibile trovare un’altra come te nella terra dell'India; ma guai a me sempre, perché non mi rispondi nemmeno una parola: ma se vuoi, insultami, così che io possa garantirmi soltanto una parola da te. Guardami, perché sono più bello di quello stregone: ma tu sei la mia ricchezza e il mio onore: e tutti gli uomini sanno che non c'è nessuno come me: e tu sei la mia razza e parentela; ed ecco, egli ti allontana da me.
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