Capitolo 4° - Sapere

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Capitolo 4°

La Gnosi > Ritrovamenti > Nag Hammadi > Rivelazioni > 2° Trattato del Grande Seth > _A

Tratto da: The Second Treatise of the Great Seth - NAG HAMMADI Library
tradotto in ITALIANO da Giuseppe Ricciardi

Il secondo Trattato del Grande Seth.

Capitolo 4°

IL SOVRANO DEL MONDO CERCA DI UCCIDERMI

E poi una voce del sovrano del mondo venne agli angeli: "Io sono dio e non c'è altro dio oltre me". Ma ho riso gioiosamente quando ho esaminato la sua boria. Ma egli venne a dire: "Chi è l'Umano?" E tutta la schiera dei suoi angeli che aveva visto Adamo e la sua dimora ridevano della sua piccolezza. E così il loro pensiero è venuto ad essere rimosso al di fuori della Maestà dei Cieli, lontano dall'Umano della Verità, di cui avevano visto il nome, poiché si trova in una piccola dimora. Essi sono sciocchi e insensati nel loro pensiero vuoto, ovvero, le loro risate, ed è stato un contagio per loro.

Tutta la Grandezza della Paternità dello Spirito era a riposo nei suoi luoghi. Ed Io ero con Lui, poiché Io ho un pensiero di una singola emanazione dagli Eterni e dagli Inconoscibili, Incontaminati e Incommensurabili. Ho messo il piccolo pensiero nel mondo, dopo averli disturbati e spaventato l'intera moltitudine degli angeli ed il loro sovrano. E li stavo visitando tutti con fuoco e fiamma a causa del mio pensiero. E tutto ciò che li riguardava è stato portato a termine grazie a me. E ci fu un tumulto e una lotta intorno ai serafini e ai cherubini, poiché la loro gloria svanirà, e ci fu confusione intorno ad Adonaios da entrambe le parti e intorno alle loro dimore, fino al sovrano del mondo e a colui che disse: "Afferriamolo". Altri di nuovo dissero: "Il piano certamente non si materializzerà". Perché Adonaios mi conosce a causa della speranza. Ed ero nella bocca dei leoni. E per quanto riguarda il piano che avevano escogitato su di me per liberare il loro errore e la loro insensatezza, io non ho ceduto a loro come avevano pianificato. E non ero affatto afflitto. Quelli che erano lì mi hanno punito, eppure non sono morto nella realtà, ma in apparenza, per non essere svergognato da loro perché questi sono i miei parenti. Ho tolto la vergogna da me, e non sono diventato debole di cuore di fronte a ciò che mi è successo per mano loro. Stavo per soccombere alla paura, e soffrii semplicemente alla loro vista e al loro pensiero in modo che non si potesse mai trovare alcuna parola per parlare di loro. Poiché la mia morte, che essi pensano sia accaduta, è accaduta a loro nel loro errore e nella loro cecità, poiché hanno inchiodato il loro uomo fino alla loro morte. I loro pensieri non mi vedevano, perché erano sordi e ciechi. Ma nel fare queste cose, essi condannano loro stessi. Sì, mi hanno visto; mi hanno punito. Era un altro, il loro padre, che beveva il fiele e l'aceto; non ero io. Mi colpirono con la canna; era un altro, Simone, che portava la croce sulla sua spalla. Fu un altro su cui posero la corona di spine. Ma io gioivo nell'altezza, sopra tutta la ricchezza dei governanti e della progenie del loro errore, della loro gloria vuota. E stavo ridendo della loro ignoranza.
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