Capitolo 52° - Sapere

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Capitolo 52°

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Tratto da: PISTIS SOFIA - Codice di ASKEW - Britsh Museum di Londra



Pistis Sophia - 1° Libro.

Capitolo 52°

Allorché Giacomo terminò di parlare, Gesù disse: - Molto bene, Giacomo. Questa è la soluzione della nona penitenza di Pistis Sophia. In verità in verità ti dico: tu sarai il primo nel regno dei cieli; prima di tutti gli invisibili, di tutti gli Dèi, di tutti gli arconti che si trovano nel tredicesimo eone e nel dodicesimo eone; ma non solo tu, bensì chiunque porterà a compimento i miei misteri.
Detto ciò, soggiunse loro: - Comprendete in che modo vi parlo? Nuovamente si lanciò innanzi Maria e disse: - Sì, Signore! Ciò è quanto tu dicesti una volta: gli ultimi saranno i primi, e i primi saranno gli ultimi. I primi, creati prima di noi, saranno gli invisibili, gli Dèi, e gli arconti poiché sorsero prima dell’umanità; ma gli uomini che accoglieranno i misteri saranno i primi nel regno dei cieli.
Gesù le disse: - Bene, Maria!
Proseguì nuovamente Gesù e disse ai suoi discepoli: - Dopo che Pistis Sophia proclamò la nona penitenza, fu nuovamente oppressa dalla forza dal volto di leone, che desiderava asportarle tutte le forze. Essa, allora, alzò di nuovo grida verso la luce, dicendo: «O luce nella quale ho creduto fin dall’inizio, e per la quale ho sopportato questi grandi dolori, aiutami!». E in quell’ora fu accolta la sua penitenza. Il primo mistero l’esaudì, e io fui mandato da un suo comando. Venni ad aiutarla e la condussi fuori dal caos perché si era pentita, perché aveva creduto nella luce e aveva sopportato questi grandi dolori e questi grandi pericoli. Era stata ingannata dal divino arrogante; e da null’altro era stata ingannata se non da una forza luminosa a motivo della somiglianza con quella luce nella quale aveva creduto. Per comando del primo mistero fui perciò mandato ad aiutarla segretamente. Io però non ero mai stato nel luogo degli eoni; tuttavia ero passato attraverso tutti loro senza che se ne accorgesse alcuna forza, né quelle dell’interno degli interni, né quelle dell’esterno degli esterni, eccetto esclusivamente il primo mistero.
Quando, dunque, giunsi nel caos per aiutarla, essa vide che ero intelligente, molto splendente, e misericordioso verso di lei. Io, infatti, non ero arrogante come la forza dal volto di leone che aveva preso la forza luminosa da Sophia e l’aveva oppressa per togliere tutta la luce che si trova in lei. Sophia vide che splendevo diecimila volte più della forza dal volto di leone, che ero molto misericordioso verso di lei; comprese che provenivo dall’altezza delle altezze nella cui luce essa aveva creduto fin dall’inizio. Si fece coraggio, Pistis Sophia, e pronunziò la decima penitenza dicendo:
1.- Nella mia oppressione, ho gridato verso di te, luce delle luci, e tu mi hai esaudita.
2.- Salva la mia forza, o luce, dalle labbra ingiuste ed empie, e dalle trappole ingannatrici.
3.- La luce che con scaltro inganno mi fu tolta, verrà data a te.
4.- Poiché le trappole dell’arrogante e i lacci dello spietato sono estesi.
5.- Guai a me! La mia dimora era lontana, e mi trovavo nelle dimore del caos.
6.- La mia forza si trova in luoghi che non sono i miei.
7.- Lusingavo quegli spietati, e mentre li lusingavo essi litigavano contro di me, senza motivo.

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