Capitolo 77°
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Pistis Sophia - 2° Libro.
Capitolo 77°
Tutti questi eventi accaduti a Pistis Sophia il primo mistero li disse ai suoi discepoli; mentre raccontava tutti questi eventi tra i suoi discepoli egli sedeva sul monte degli Ulivi.
Proseguì poi nuovamente dicendo loro: - Dopo tutto questo allorché mi trovavo nel mondo degli uomini e sedevo lungo la strada, cioè in questo luogo, nel monte degli Ulivi, prima che mi fosse mandato il mio abito - quello che avevo deposto nel ventiquattresimo mistero dall'interno, che è il primo dall'esterno, il grande incontenibile nel quale transitai - e prima ch'io mi fossi recato in alto per ricevere anche il mio secondo abito, mentre sedevo con voi in questo luogo, qui nel monte degli Ulivi, si compì il tempo a proposito del quale avevo detto a Pistis Sophia: «Adamas e tutti i suoi arconti ti opprimeranno».
Allorché giunse quel tempo - e io mi trovavo nel mondo degli uomini, ero con voi in questo luogo, cioè sedevo sul monte degli Ulivi -, Adamas guardò dai dodici eoni, guardò giù verso i luoghi del caos: vide nel caos la sua forza demoniaca nella quale non si trovava più assolutamente alcuna luce, io, infatti, gliela avevo sottratta, vide che era tenebrosa e incapace di recarsi al suo luogo, cioè ai dodici eoni.
Allora Adamas pensò a Pistis Sophia e si irritò molto contro di lei pensando che fosse stata lei a trattenere la sua forza nel caos, pensando che fosse stata lei a toglierle la sua luce.
Esasperato, aggiunse collera a collera; emanò una emanazione tenebrosa, e un'altra caotica, cattiva, violenta per tormentare con esse Pistis Sophia; nel suo luogo, creò un luogo oscuro per opprimervi Pistis Sophia, e prese molti dei suoi arconti.
Iniziarono a perseguitare Sophia: le due emanazioni tenebrose, emanate da Adamas, dovevano condurla in quel tenebroso caos, da lui creato, e quivi opprimerla e tormentarla fino a toglierle interamente la sua luce; Adamas doveva togliere la luce da Pistis Sophia e darla alle due emanazioni tenebrose e violente; e queste dovevano condurla (la luce) nel grande caos sotterraneo e oscuro, e immetterla nella sua forza tenebrosa e caotica, la quale - forse - sarebbe così stata in condizione di andare al suo luogo: infatti, era diventata molto tenebrosa poiché le avevo sottratto la sua forza luminosa.
Mentre era perseguitata, Pistis Sophia alzò nuovamente il suo grido e lodò la luce, poiché le avevo detto: «Quando sarai oppressa, lodami; e io mi affretterò a venire in tuo aiuto».
Io sedevo con voi in questo luogo, cioè sul monte degli Ulivi, allorché lei veniva oppressa; allora lodò la luce, dicendo:
1.- O luce delle luci, io ho creduto in te. Liberami da tutti questi arconti che mi perseguitano, e aiutami,
2.- affinché non mi sottraggano la mia luce come la forza dal volto di leone. La tua luce, infatti, e il tuo flusso luminoso non sono con me per liberarmi; al contrario, Adamas, irritato contro di me, afferma: «Tu hai trattenuto la mia forza nel caos!».
3.- Ora, o luce delle luci, se ho compiuto questo, se l'ho trattenuta, se ho fatto qualcosa di ingiusto verso quella forza,
4.- se l'ho oppressa come essa ha oppresso me, possano pure tutti questi arconti, che mi perseguitano, sottrarmi la mia luce e lasciarmi vuota;
5.- il nemico Adamas perseguiti pure la mia forza, l'afferri, mi sottragga la mia luce l'immetta nella sua forza, che è nel caos, e trattenga nel caos la mia forza.
6.- Or dunque, o luce, afferrami con la tua ira, e innalza la tua forza sui miei nemici, che si sono innalzati contro di me.
7.- Affrettati a salvarmi, in conformità di quanto hai detto: «Io ti aiuterò!».